Commissario Ricciardi e la vittoria dell’empatia

Sono sempre stata convinta del fatto che noi italiani sappiamo fare le cose ma, molto spesso, si sceglie la via più semplice, quella che sicuramente attira la massa. Ultimamente però la Rai sembra essersi ricordata del suo grande passato e di quegli sceneggiati, che tenevano incollati gli spettatori alla tv, che mostravano grandi racconti dell’animo umano. Il Commissario Ricciardi, tratto dalla saga scritta da Maurizio De Giovanni, è  solo uno dei tanti esempi. Ambientato durante il ventennio fascista, ci troviamo a Napoli, una città poliedrica, carica di storia e di umanità dalla nobiltà agli ultimi.
Il protagonista è appunto Il Commissario Luigi Alfredo Ricciardi, interpretato da Lino Guanciale, figlio unico della casata nobiliare dei baroni di Malomonte. Eredita da parte di madre un dono che sia la madre, sia lui, vivono come una maledizione: la capacità di vedere gli spiriti dei morti. A causa di una di queste visioni il piccolo Luigi decide cosa fare da grande e, una volta cresciuto, si laurea con lode in giurisprudenza con una tesi sul diritto penale ed entra nella Squadra mobile della Regia Questura. E’ un uomo introverso, corretto, che non guarda in faccia a nessuno quando c’è da svolgere un’indagine, pur essendo uomo dalla cultura ma soprattutto dall’infinita empatia verso i più deboli, arrivando persino ad ammalarsi e mettere in pericolo la sua esistenza per il risolvere un caso di omicidio di un povero bambino. Si ammala anche e soprattutto per la sua indole anticonformista che si esprime nel rifiuto di portare un cappello, accessorio in dotazione di qualsiasi uomo che si rispetti e che segue le convenzioni.
Il suo carattere malinconico e la sua abilità nel risolvere i casi lo emarginano e gli unici amici che ha sono il Brigadiere Raffaele Maione, un uomo dal carattere impulsivo e sanguigno tipicamente napoletano, e il medico legale antifascista Bruno Modo.

Gli esseri umani qui vengono descritti senza sconti: ci sono i sacerdoti che offrono grande conforto e saggezza come Don Pierino Fava, altri invece che non mostrano pietà ma si mostrano tali di fronte alle dame di carità. C’è il vicequestore Garzo, un viscido leccapiedi disposto a fare qualsiasi cosa pur di essere notato dai nobili e dalle persone che contano. Questi cerca sempre di mettere i bastoni tra le ruote a Ricciardi, salvo poi prendersi i meriti a caso risolto, qualora le indagini dovessero coinvolgere nomi grossi.
C’è Donna Rosa, la tata del commissario, la cui missione è quella di vegliare sul suo Luigi dopo la dipartita della madre di lui. Una donna vecchio stile che vorrebbe vedere il suo pupillo sistemato con una donna che lo ama e si prende cura di lui.

Ci sono due donne che si contendono il cuore di Ricciardi: Enrica Colombo, una giovane timida di cui il commissario si innamora, in un improvviso colpo di fulmine, semplicemente osservandola dalla finestra e Livia Lucani, ricca, bella ed indipendente vedova del defunto tenore Arnaldo Vezzi, una donna abituata ad ottenere tutto quello che desidera e che ha amicizie in alto loco, soprattutto nella figura di Edda Ciano che viene nominata più volte. A causa di questa amicizia, Livia viene sorvegliata attentamente dall’agente Falco, appartenente alla polizia segreta italiana OVRA e segretamente innamorato di lei.
E non si può tacere di Lucia Maione, moglie del brigadiere. La sua figura, sebbene la si vede in pochi istanti, è necessaria per farci comprendere l’animo del marito. Rischiano di perdersi dopo la morte di uno dei loro figli, un dolore immenso capace di far naufragare i matrimoni più solidi, ma grazie a lei si ritrovano. La gelosia del brigadiere nei suoi confronti fa un po’ sorridere, soprattutto quando qualcuno gli fa notare, che non dovrebbe esserlo.

Quel qualcuno è Bambinella – in una scena epica in cui i due si incontrano in chiesa – un femminiello che viene graziato da Maione durante una retata e diviene il suo informatore per eccellenza. Bambinella sa sempre tutto di tutti e con la sua parlantina e la sua affettuosità irriverente, che riversa sul brigadiere facendolo imbufalire, è una miniera di informazioni.  Ma il suo spirito è anche, e soprattutto, una facciata dietro la quale si nasconde una creatura sensibile ed empatica, qualcuno che vorrebbe trovare l’amore che gli è precluso dalle convenzioni sociali.
Riversare sullo schermo le pagine di De Giovanni, trovare i volti giusti per i personaggi dei suoi libri e ritrarre una Napoli degli anni 30 non è sicuramente un’impresa facile ma Alessandro D’Alatri riesce perfettamente nel compito e quelle storie ti insinuano nella pelle in sotto traccia e continuano a sedimentare, come nelle migliori storie.
Potete vedere gli episodi della prima stagione de “Il commissario Ricciardi”, in attesa che arrivi la seconda, su Raiplay al seguente link:
https://www.raiplay.it/programmi/ilcommissarioricciardi

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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