Vesna – My sister’s crown


Ci sono molti motivi per cui io guardo Eurovision. Il primo è perché, almeno fino all’anno scorso, è o era un festival che si prende pochissimo sul serio. Il secondo è che contano davvero le canzoni. Ci sono solo le esibizioni e niente commenti inutili, niente ospitate di persone esterne, nessun tentativo di far parlare del festival per altri motivi diversi dalla musica.
E, cosa più importante: si fanno delle belle scoperte. L’anno scorso è stata la volta del tenerissimo scriciolo portoghese che si celava dietro al nome Maro. Quest’anno invece la sorpresa arriva dalla Repubblica Ceca e si chiama Vesna.
E’ un gruppo, che prende il nome da una divinità femminile slava patrona della giovinezza e della primavera, che si è costruito nel 2016 costituito inizialmente dalla frontwoman Patricie Fuxová, della violinista Bára Šůstková, dalla flautista Andrea Šulcová – che poi ha abbandonato il progetto -, della cantante Tanita Jankovova a cui si sono unite anche la pianista di origini russe Olesja Očepovskaja e la batterista Markéta Vedralová.
Le avevo già inconsciamente adocchiate quando hanno fatto la carrellata di tutti gli artisti del Festival, grazie ad un coro che si sentiva in sottofondo e che mi aveva attirato l’attenzione. Purtroppo per me, e forse non solo, sono state penalizzate dall’esibizione che hanno fatto all’Eurovision. Le Vesna si sono presentate tutte vestite di rosa, con una treccia racchiusa da un codino dello stesso colore. Chi mi conosce da tempo sa che io non amo particolarmente il colore rosa, però sentivo che c’era qualcosa di più in questo brano. Il ritornello è di quelli che ti si pianta facilmente nella testa anche se è cantato in lingua ucraina, come ho scoperto più tardi.
Inizialmente l’avevo presa per una canzone sulla sorellanza tra donne e un’esortazione a combattere chiunque volesse sminuire il suo potere ma, scavando in profondità, ho capito che non era così.
La sestro krasiva, beautiful sister, è appunto l’Ucraina, attaccata dalla Russia. Per la stessa ammissione delle autrici hanno scelto di simboleggiare, con la corona, il potere decisionale di autodeterminazione di una nazione. Ora capite di cosa si tratta? Le altre sorelle slave esortano la sorella Ucraina a non permettere a nessuno di toglierle la corona. My sister’s crown, don’t take it down, nobody has the right to do it. She is her own queen. She will prove it.
Anche nel video ci sono simboli di questo: la scena in cui una donna, sembra quasi un riferimento visivo alle vecchie babushka, viene imboccata da un uomo – il liquido del pasto è rosso e solo io ho pensato al sangue? – e a lei sembra piacere molto. Scena inquietantissima e, a mio parere, simbolo di tutte le bugie con cui Putin sta letteralmente nutrendo la mente di alcuni dei suoi concittadini sulla cosiddetta “operazione speciale”.

Dicevamo del ritornello, cantato in lingua ucraina:

Sestro krasyva,
oj ty sylna
Chorobra jedyna,
korona tvoya
Sestro krasyva,
oj ty sylna
Chorobra jedyna,
korona tvoya

My beautiful sister
You are so strong
Brave and the only one
The crown is yours
My beautiful sister
You are so strong
Brave and the only one
The crown is yours

Che ti si pianta nel cervello e ti ritrovi a cantarlo, anche se non conosci la lingua.
E si chiude con Jsme v srdcích s tebou (Our hearts are with you in ceco)
E We stand for you.
Dopo questa frase tutto trova un senso. E se ancora dubitate del fatto che possa essere una teoria quella che vi ho raccontato a proposito del brano delle Vesna, prendetevi due minuti per guardare questo video. Ha un preambolo che vi toglierà qualsiasi dubbio. Buona visione e buon ascolto.

All the sisters in the world come together with a preyer:
choose love over power.

P.S. Se non avete visto il Festival, ha vinto la Svezia con un brano che non era proprio il massimo della vita. Ma quest’anno c’erano davvero pochi guizzi – fatto eccezione delle Vesna, gli altri stati veramente interessanti erano gli australiani e i tedeschi, anche se alle mie orecchie sembravano un’imitazione dei Rammstein – e presumo che la teoria che abbia vinto perché il prossimo anno ricorre il 50mo anniversario della vittoria degli Abba possa avere qualche serio fondamento. Mi sono mancati, quest’anno, gli sprazzi di pura e genuina follia degli altri anni. Per capirci tipo quegli sciroccati dei Norvegesi dell’anno scorso o il dito medio alzato e camuffato in maniera pedestre. Mi sono mancate queste cose, davvero. Ora vi lascio al video.


Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

Una risposta a “Vesna – My sister’s crown”

  1. Interessante post su un festival che pensa davvero alla musica e non alle chiacchiere.
    Purtroppo quello di prendersi troppo sul serio sfa diventando una mania.
    Ascolterò i brani che hai citato, promesso.
    In primis quello sull’Ucraina, che mi ha fatto commuovere anche solo leggendo la descrizione.
    A presto sis.

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