Parole per definire emozioni.

 

Torno alla cosa che mi interessa di più, il mio personale pallino. Chi ha seguito la Krishel’s house, quei pochi che sono rimasti, sanno che ho un pallino particolare per le parole e la loro importanza. L’uomo che vi presenta questo singolare dizionario si chiama John Koenig – ok si chiama come il capitano di Spazio 1999 ma non è lui, ovviamente – e ha fatto un dizionario ( The Dictionary of  obscure Sorrows, che è anche un sito potete visitarlo cliccandovi sopra con il mouse) in cui ha creato delle parole per definire tutta quella gamma di emozioni umane per cui non esiste una parola. Sto sentendo già il brusio mentale delle persone che stanno leggendo – o almeno spero che ci sia qualcuno – e che pensa: non è possibile. Non esistono sentimenti per cui non abbiamo parola. Invece sì, è così. Ci sono tutta una serie di emozioni, di modi di essere tipico di questa buffa unità carbonio chiamata uomo per cui non esiste una specifica parola per questo. Perché è così importante trovare – o inventare – parole che ci diano la possibilità di esprimere qualcosa che abbiamo dentro? Perché è possibile che qualcun altro abbia provato la stessa cosa e non sia riuscito a farlo, proprio perché gli mancava la parola giusta. Le parole non solo formano il nostro cervello e il nostro modo di vedere il mondo (la tesi su cui gira l’intero film Arrival di Denis Villeneuve, nel caso non vi fosse ancora chiaro. – considerando quello che mi è capitato di leggere su facebook permettetemi di dubitare e di dirvelo a chiare lettere) ma pone una base comune di comprensione per tutti. Ancora non siamo arrivati alla lettura del pensiero, e sono parecchio scettica ma aperta sul fatto che in un futuro sia possibile. Quale mezzo migliore abbiamo, adesso, di accesso al cervello di un altra persona della parola? Ecco è questo. Le parole sono importanti, per citare il buon Moretti. Definiscono la nostra realtà ma soprattutto squarciano quel velo di impenetrabilità del pensiero umano di ogni singolo individuo creando un campo comune in cui incontrarsi. E chiudo dicendo: se davvero pensate che il linguaggio umano, la parola sia qualcosa di statico allora forse non avete idea di cosa stiamo parlando. La parola è viva e pulsante e muta esattamente come ha fatto il genere umano fino ad ora. Ha bisogno di una sua struttura logica condivisa per poter essere compresa ma non è statica, anzi. E’ un po’ come l’acqua. Trova sempre il modo per arrivare esattamente dove deve essere quando c’è bisogno di lei. Consiglio: guardatevi il video che è davvero illuminante. Ha i sottotitoli in italiano quindi può comprenderlo chiunque. Buona visione.

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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