Dreaming…


lacrima
«Le prime apparvero all’alba in periferia. Gli addetti alla spazzatura ne trovarono una decina in un prato. Stavano per caricarle sul camion, pensando che fossero sacchi di plastica, quando si accorsero della loro stranezza.
Grandi bolle sgonfie, meduse translucide, alcune ovali, altre oblunghe, talune di forma irregolare, come un frutto flaccido e malformato. Al tatto  non erano viscide nè molli, ma possedevano la consistenza della pelle di un animale, un delfino ad esempio, mentre alcuni avvertivano il calore di un tessuto morbido. In realtà, parevano consistere di materia diversa a seconda di chi le avvicinava. Erano di colori tenui e incerti, dal giallo chiaro all’azzurro perlaceo. Ma quello che colpì i primi scopritori fu che dentro alla materia opalina, lattescente, di alcune di esse sembrava apparire, a tratti, l’ombra di un volto, o l’istantanea di una scena, e qualche volta dall’interno esalava un lieve suono, una voce remota.<br />
Le autorità presero in mano la situazione. Le lacrime, o lacrimoidi, come furono subito battezzate, furono esaminate in luoghi diversi. (cut)…. una sera  uno scienziato più cocciuto degli altri stava studiando una lacrima che aveva trovato nel giardino. L’aveva stesa sul tavolo, oblunga e lucente, e guardava i suoi cambiamenti di colore.
Entrò il figlio di sette anni.
Osservò con attenzione e disse: – Io so cos’è.
Lo scienziato rise.
– Non ridere papà – disse il ragazzo. – Quello è un sogno. E’ il sogno che mi hai raccontato il mese scorso, quando hai detto che volevi andare a lavorare su quell’isola, per studiare le malattie degli indigeni. Vedi, dentro si vede il mare e l’isola. Se ascolti, puoi sentire le voci di quegli uomini lontani. E questo, – disse indicando col dito una parete del lacrimoide – sei tu. (cut)
i lacrimoidi erano sogni trascurati, mai coltivati con cura, mai seguiti con passione. Sogni perduti senza combattere, sogni buttati via. (cut)»
Questo è uno stralcio della raccolta di racconti che sto leggendo, anzi che sto divorando letteramente in questo periodo. Si tratta di "la grammatica di Dio" di Stefano benni. Una raccolta di varie storie sull’umanita dal sapore dolce, amaro. Dai tratti poetici ma capace di puntare il dito contro le miserie e le storture del mondo. Si tratta alla fine di favole moderne, favole per adulti. Con una storia da raccontare e pensieri da rivelare al mondo su cui riflettere. E ho idea che questo nostro mondo sarebbe sommerso da quel tipo di lacrimoidi. Troppi di noi hanno sogni che non hanno mai coltivato con cura per un motivo per l’altro. Perchè la vita li ha portati altrove o perchè semplicemente sono solo creature troppo spaventate.

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

7 Risposte a “Dreaming…”

  1. Che bello questo racconto. Conosco poco Benni, ho letto qualcosa tempo fa. Purtroppo è vero, troppi sogni vengono lasciati da parte, e spesso perchè nessuno ci incoraggia a crederci. La gente tende a ridere dei sogni altrui, credo perchè non ha realizzato i propri…

  2. Non è affatto facile affrontare i propri sogni. Ci vuole coraggio e tenacia.

    Un sorriso di fine settimana.

    ^____^

  3. Presi la Grammatica di Dio perchè quella sera in libreria sentivo che il libro “mi chiamava”; è stato dei miei migliori acquisti letterari, per quanto non segua la produzione di Benni se non saltuariamente.

    Per il resto sì, credo anch’io che sia una persona che nel mondo ci si ritrovi sempre meno, come me (per quanto non sia assolutamente intelligente come lui…)

  4. Io temo invece che sia lo specchio di una persona intelligente che guarda il mondo e ci si ritrova sempre meno.

  5. Benni scrive sempre meglio, non so se è la sua età che avanza che lo rende sempre più amaro, malinconico e meno divertente o se è lo specchio del nostro mondo.

    Comunque questa raccolta di racconti è molto bella.

  6. Bisogna che torni a leggere Benni. In fondo quel che lessi tempo fa mi era piaciuto. Questo racconto mi pare molto suggestivo e profondo.

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