Mi sto lentamente risvegliando e rinvenendo dalla mia paranoia. E per caso ho trovato un articolo interessante su egoismo e altruismo che vi voglio far leggere (fonte Opsonline.it): <L’egoismo? Non è più peccato. Almeno per sei italiani su dieci, stando al sondaggio realizzato dalla rivista specializzata ‘Riza Psicosomatica’, in edicola domani. E’ l’addio al ‘buonismo’, anche se ben il 77% degli italiani si considera altruista. Ma le cose, nella vita di tutti i giorni, cambiano aspetto. Così, il 67% dichiara che non mancano le situazioni in cui si pensa solo ed esclusivamente a se stessi e il 58% ritiene che, in fin dei conti, l’egosimo non sia poi una colpa grave. Più in particolare, è giusto essere egoisti nelle questioni economiche per il 26% degli italiani intervistati, nei rapporti di lavoro per il 24%, nelle relazioni affettive per il 17% e persino nel sesso per il 13%. Vi sono poi ‘categorie’ di persone verso le quali si ritiene che sia sbagliato avere atteggiamenti eccessivamente altruistici: si tratta, per il 24% dei casi, degli extracomunitari; per il 23% dei parenti; per il 16% degli zingari; per il 13% dei vicini di casa; per l’11% dei colleghi di lavoro. Soltanto il 9% abbraccia la posizione buonista ‘tout court’, convinto che non si debba essere egoisti con nessuno. Ci sono dei gesti che si reputano altruistici per antonomasia: ad esempio, fare tanti regali a Natale o nelle ricorrenze per il 32%, fare donazioni tramite sms o conto corrente per il 29%, dare una mano in ufficio per il 17%. Ma soltanto il 5% dichiara di fare volontariato. Al contrario, il 73% degli italiani – secondo il campione analizzato dalla rivista ‘Riza Psicosomatica’ – vorrebbe essere più egoista. Perché? Per soffrire di meno (34%), per prendere meno fregature (27%), per sentirsi più liberi (16%), per fare carriera (11%), per guadagnare più soldi (8%).Commentano gli psicologi della rivista: ”E’ un altruismo praticato rigorosamente a distanza, in modo da non comportare un reale coinvolgimento, in grado di gratificare soprattutto se stessi: tanta disponibilità sbandierata ai quattro venti, fino a quando qualcuno non la chiede davvero. Allora, improvvisamente, si diventa irreperibili, oberati da impegni, coperti dagli alibi più improbabili. Se imparassimo a non nasconderci dietro a un dito e ad ammettere il nostro egoismo, ci sentiremmo persino meglio: essere meno altruisti – è l’invito provocatorio – per sentirsi più liberi, meno sfruttati e meno arrendevoli e, magari, anche meno ipocriti”. A tal proposito, ‘Riza Psicosomatica’ ha individuato quattro tipologie di ‘falsi altruisti’ da evitare accuratamente, tracciandone il profilo psicologico. Anzitutto, ”l’altruista per caso” ovvero ”l’altruista non per scelta, ma perché incapace in ogni situazione di dire no. Una vita spesa per aiutare tutti covando dentro di sé un piccolo mr. Hyde cosciente di mettere sempre se stesso all’ultimo posto nella classifica delle persone cui dedicarsi e sbottando di tanto in tanto in vere e proprie crisi liberatorie di egoismo”. Poi, ”l’altruista ipocrita”, quello che è ”sempre disponibile con i forti, carogna e prepotente con i deboli, cinico e opportunista; cerca sempre di dare un’immagine di sé piena di disponibilità e bontà d’animo, consentendo a chiunque abbia un minimo di influenza su di lui a sfruttarlo, per poi sfogare la frustrazione accumulata in privato”. Quindi, ”l’altruista a distanza” che ”a ogni appello tv si commuove e manda l’ormai classico sms da un euro. Sostenitore delle adozioni rigorosamente a distanza, una volta l’anno e di solito a Natale fa una donazione un po’ più importante. Guai, però, a chiedergli un favore: è troppo impegnato a fare del bene”. Infine, ”l’altruista professionista”: ”Il suo idolo è Bill Gates o Bono degli U2. Se va in vacanza fa turismo responsabile; se fa la spesa compra prodotti equi e solidali. Parla in continuazione della fame nel mondo e dell’egoismo dell’Occidente e dice che a 50 anni smetterà di lavorare per dedicarsi ai poveri. E mentre lo dice, non ci crede nemmeno lui…”> Mentre lo leggevo mi chiedevo ma quelli come me che sono empatici, che sentono il dolore altrui, e quindi aiutano gli altri quando è possibile se non altro per fare cessare il dolore che ti graffia dentro sotto che categoria di altruisti vanno? Krishel-domanda impertinente…

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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