Questo dipinto si chiama "Conchiglie" ed è di Suzuki Kiitsu. Fa parte della copertina di un libro che ho cercato da anni e, più precisamente, da quando il Maestro della musica che vi ho fatto ben conoscere, ha parlato di haiku descrivendo una delle sue opere più belle e delicate: "Lead a normal life". Il libro in questione si chiama "L’eterno nel tempo" ed è a cura di Irene Iarocci. Ho scoperto che è la stessa che ha curato il libro "Cento haiku". La Dea benedica questa donna per averci introdotto in maniera sapiente all’interno della poesia giapponese. Dalle antiche, vaste raccolte del Manyoshu e del Kokinshu, ai liebi, mirabili haiku di Basho e Buson e all’ampio respiro metrico del Waka, fino ai moderni, a un Novecento che si rivela denso e smagliante quanto la grande letteratura narrativa del secolo: l’antologia curata da Irene Iarocci ci restituisce lo splendore di una poesia che non smette mai di essere grande nel suo lungo itinerario temporale: dal secolo 8° (il periodo Nara) fino ad oggi. Suddivisa secondo i grandi periodi che l’hanno cadenzata, sistemata in un preciso quadro storico-critico, la lirica giapponese è presentata in tutta la varietà delle sue forme, dell sue tecniche, e in tutta la sua ampiezza tematica: gli aspetti della natura (il passare delle stagioni, il mutare del tempo, la vita delle piante e dei fiori: un argomento molto presente); i commiati, le separazioni, i viaggi; l’amore in tutte le sue sfumature, ma soprattutto nel suo trascorrere e morire; il rituale, come momento sacro di contatto con la natura e l’eterno; il tempo, la vecchiaia, la morte (il sentimento della fine, del declino, dell’effimero è vivissimo nei lirici giapponesi). Un’incomparabile ricchezza di motivi e di forme, che è patrimonio e conquista di una grandissima civiltà letteraria.  Cos’è un haiku?  Con il termine haiku si intende un componimento breve di 5-7-5 sillabe privo di titolo, fiorito  anticamente in Giappone. In questa forma poetica si riflettono tipicamente l’amore della cultura nipponica per il minimalismo e per le cose asciutte e compatte (scrive, infatti, Sei Shonagon: "in verità, tutte le cose piccole sono belle"). Negli haikai il poeta diviene solo uno strumento e l’oggetto che anima il componimento diviene soggetto. Secondo Barthes lo haiku non descrive, ma si limita ad immortalare un’apparizione, a fotografare un attimo ed è per questo che tra le sue peculiari caratteristiche troviamo la brevità, la leggerezza e l’apparente assenza di emozioni secondo i canoni del buddhismo zen. L’unico elemento che presagisce al sentimento che pervade un haiku è il kigo, una parola che per metonimia indica la stagione a cui si riferisce la poesia e che ci fa immergere, almeno in parte, nell’atmosfera descritta nei versi. Come l’alternarsi delle stagioni, anche queste brevi poesie annoverano temi contrastanti fra loro come il mistero (yugen), la povertà (wabi), l’instabilità (aware) e l’isolamento (sabi).  In una delle mie vite precedenti devo essere stata giapponese. Si spiegherebbe così la mia passione per il sushi e l’insolita abilità a maneggiare il cibo con le bacchette.    (oggi la vostra Krishel sta appena appena meglio. Questo fino alla prossima crisi…)

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

5 Risposte a “”

  1. Ciao krishel, non sentirti minimamente sminuita, ogni essere umano ha le sue belle rogne.

    Ti saluto caramente Fiammetta

  2. Cavolo, devo venire più spesso a trovarti.

    Intanto perchè se cerchi una compagna di fuga io non aspetto altro… non sarebbe così male la mia vita, se solo riuscissi ad andarmene da qui.

    Poi ho letto il post su Akira…. quanti ricordi!! La prima volta che ho visto il film avevo tipo 16 anni e me ne sono innamorata letteralmente… della serie “non ho capito cosa ho visto ma mi piace” 😀 Ha un suo fascino! Purtroppo si tratta di una versione estremamente condensata del fumetto, che è molto più prolisso e logico.

    Adoravo Tetsuo, perchè era “diverso”, proprio come mi sentivo diversa io.

    Ci scriverò un post a proposito, questione di giorni.

    A presto

    Eleo

  3. Si trova facilmente questo libro? Perchè una volta feci un esame di letteratura giapponese e ora a sentir nominare il Man’yoshu mi sento male. E mi dispiace perchè non ho avuto la possibilità di apprezzarla in pieno. Un bacio

    Ele

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