Musica: riflessioni sparse seconda parte
Radiohead A moon shaped pool
Conosco i Radiohead da meno anni dei Depeche Mode, chiaramente perché sono nati dopo come band e ci hanno messo più tempo ad arrivarmi alle orecchie. In realtà avevo già sentito qualcosa di loro con Creep, loro brano abusatissimo, ma la vera rivelazione è stata – come per il resto del mondo – con Ok Computer. Da lì per me è stato un viaggio a ritroso e posso dire che non sono proprio riuscita ad apprezzare in toto la loro opera. Per dire: di Pablo Honey, edito nel 1993, l’unica che ricordo è appunto Creep; di The bends, anno 1995, so che amavo moltissimo High & Dry (forse perché mi ricordavano un
Improvvisamente i Radiohead sembrano essere spariti da internet. Niente nel sito ufficiale, nel profilo facebook, su twitter, niente di niente proprio. Poi improvvisamente l’arrivo di Burn the witch con il video animato in stop-motion da Virpi Kittu che aveva già lavorato con loro per il brano There, there. Il messaggio del gruppo è abbastanza cupo, un riferimento alla crisi dei rifugiati in Europa. La richiesta esplicita degli autori è di dare un messaggio apparentemente contrario rispetto al testo. Sarà. Ho messo il video, giudicate voi. A me ha messo più di un brivido addosso dietro la schiena, soprattutto nelle sequenze finali. E poi non ho potuto fare a meno di associare l’uccellino iniziale a quello che si vede in Twin Peaks nella sigla. Un omaggio a Lynch? Chissà. Musicalmente il brano non è niente di nuovo sotto il sole Radiohead. Ritmiche sincopate, strumenti ad arco che suonano in maniera stridente, quasi rievoca da lontano le atmosfere di Ok Computer ma senza riuscire ad eguagliarne la bellezza.
Il secondo brano che ci mostra come sarà il disco è Daydreaming. E’ una ballata che ricorda molto Codex o ancora Videotape. E’ ondivaga, cantilenante e il sentimento che la permea è quella di una mesta rassegnazione. Beyond the point of no return. E comincio a capire perché paragonano questo disco a Kid A. Perché il sentimento che circola in entrambi i dischi sembra essere identico. C’è un profondo smarrimento. In Kid A la crisi era stata causata dall’improvviso successo, inaspettato e a malapena gestito dalla band e da Yorke stesso. In A moon shaped pool la ragione è più personale ed è da tributare al divorzio tra Thom Yorke e la moglie, una unione durata ben 23 anni. Half of my life pronunciato al contrario alla fine di Daydreaming. Ma se in Kid A sembrava esservi uno spiraglio di luce, qui invece manca totalmente. Il disco sembra l’espressione di un’anima totalmente avviluppata su se stessa anche quando la musica sembra prendere ritmiche più forti e sincopate.
Glass Eyes è forse il brano più emblematico dell’atmosfera di questo disco. Una canzone minimale, con la voce di Thom Yorke in evidenza. Pochissima elettronica, orchestra quel tanto che basta per rendere a questo acquarello sonoro il giusto pathos. I feel this love to the core cantato con una voce bassa, come se stesse parlando a se stesso e non all’ascoltatore.
Non mi fraintendete. Non sto dicendo che tutto il disco sia centrato sulla perdita di una compagna di vita e sulle conseguenze. Sarebbe sminuire il disco e ignorare che vi sono anche espressi i dubbi e le preoccupazioni degli autori sull’ambiente e sul mondo in genere. Sto insinuando che quell’evento ha comunque permeato un’opera che porta in se il germe della malinconia, di quel dolce rimpianto di cose che potevano essere e non sono state. Avviene anche nei brani più ritmati di A moon shaped pool.
E pian piano sta accadendo la magia. Più ascolti questo disco e più trovi cose che non avevi notato la volta precedente. Forse non saremo di fronte a un’opera originale, né a qualcosa di nuovo per la musica dei Radiohead. Ma qui, più che nel precedente disco che ho recensito, è evidente che il gruppo stia cercando qualcosa. Un nuovo equilibrio, una nuova direzione oppure un semplice assestamento nella propria identità musicale? Anche qui non riesco a dare una risposta. Ma su una cosa sono certa.
Era proprio necessario riesumare True Love Waits che, come pezzo, ha almeno una ventina d’anni e che era già comparsa nel live I Must Be Wrong? Davvero non avevate niente di nuovo a disposizione da mettere al suo posto? Really?
Voglio andare contro corrente e lasciarvi, a fine articolo proprio Glass Eyes con tanto di testo. Forse perché mi ha stregato con la sua dolcezza. (ok pare che non esista un video con questo brano se non in versione live – che trovo un vero peccato – per cui mi tocca mettere il player di wordpress. Spero che i miei lettori riescano comunque a godersi questo gioiellino in qualche modo e che la canzone non si interrompa bruscamente o altre cose strane.)
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Hey it’s me
I just got off the train
A frightening place
The faces are concrete grey
And I’m wondering, should I turn around?
Buy another ticket
Panic is coming on strong
So cold, from the inside out
No great drama, message coming in
In the oh-so-smug
Glassy eyed light of day
Glassy eyed light of day
Where the path trails off
And heads down the mountain
Through the dry bush, I don’t know where it leads
I don’t really care
And the path trails off
And heads down a mountain
Through the dry bush, I don’t know where it leads
I don’t really care
I feel this love to the core
I feel this love to the core