Wooden Arms

<br/>Ho scoperto diverso tempo fa quest’immenso artista grazie ad un amico. In quel periodo ero in fissa con i The cinematic Orchestra, progetto dove Patrick Watson lavorava. Mi dice ma hai sentito il suo disco solista? Io ovviamente risposi di no. Ho scoperto un mondo colorato e personale che mi faceva tornare alla mente i Beatles più strambi. Un altro amico mi segnala che è uscito il suo nuovo disco,. Wooden Arms e mi chiede se l’avessi sentito per caso. Il problema di quando sto in ossessione musicale è proprio questo: non mi accorgo di quello che avviene nel frattempo. E questa è una di quelle notizie che, per una appassionata di musica come me, arriva a bomba. Wooden arms è un disco per molti versi spiazzante. Ha tremila sfumature diverse e non ero preparata per questo. E’ vivo, frizzante ma anche tenero e malinconico. Un disco davvero molto vitale dal mio punto di vista, talmente complesso e variegato che ancora adesso non sono riuscita a comprenderlo del tutto. Faccio fatica a descrivervelo a dir la verità. E’ un disco a tratti eleganti, sontuoso nella composizione di certi brani con una sezione ritmica davvero eccezionale. Ma penso che l’unico modo per farvi capire cosa intendo sia farvi sentire uno dei miei pezzi preferiti del disco, il brano che vi ho messo a sottofondo del post. Evoca ricordi provenienti da lontano, narra vecchie leggende gitane da ascoltare con lo sguardo perso a fissare la neve che cade dalla finestra oppure rievoca antiche danze nelle più eleganti sale da ballo dell’aristocrazia europea. Fatevi un favore recuperate questo disco.

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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