Una voce nella notte


Una voce nella notte di A. Maupin racconta una doppia storia. Quella di uno scrittore cinquantenne omosessuale di San Francisco che fa i conti autoironicamente con la sua età, con il compagno sieropositivo che lo sta lasciando e con la prima presa di coscienza che all’AIDS si può sopravvivere, con suo padre, la sua carriera e la vita da gay single. Con grande sincerità e nessun pudore, rendendo finalmente commoventi e accessibili vicende e condizioni non consuete ai lettori eterosessuali. Ma l’intreccio, che tiene sospesi e avvinti come pochi racconti in circolazione, è la storia del ragazzino sieropositivo fuggito a un’infanzia di abusi che ha scritto la sua storia in un libro meraviglioso e l’ha mandato allo scrittore di San Francisco. I due inventano un rapporto telefonico tra padre e figlio, straordinario per ciascuno dei due, che si evolve in una ricerca e in un mistero hitchcockiano fino a un innevato villaggio del Wisconsin. E’ lo stesso autore di cui vi avevo parlato tempo fa, quello de I racconti di San Francisco. Quello che mi avevo catturato allora, e la magia continua con questo libro, è la naturalità con cui lui racconta lgli eventi. Il romanzo prende lo spunto da una vicenda realmente accaduta all’autore ed è in fondo una storia sull’amore e sui danni che può portare quando non viene espresso oppure quando la paura prende il sopravvento. Alla fine della storia non è importante che il ragazzino esista o no, non importa che la seconda storia è inventata oppure no. Come al solito con questo autore, ciò che importa sono le emozioni delle persone, la loro umanità, virtù e debolezze comprese. E come ogni buon libro quando lo finisci sorridi ma sei anche un po’ triste dentro, come se avessi perso di vista un vecchio amico.