Su una gamba sola

Tutti quanti noi conosciamo il fenomeno dell’arto fantasma, ossia quel meccanismo per cui le persone, a cui è stato amputato un arto, continuano a sentire la sua presenza come se non fosse accaduto nulla. Quanti invece conoscono il problema contrario?
Oliver Sacks durante un viaggio nella montagna norvegese ha un incidente e si ritrova all’ospedale. Viene operato ma qui cominciano i suoi guai: l’operazione è riuscita, anatomicamente parlando, ma lui vive quella gamba come se non facesse più parte del suo corpo.

Il chirurgo che l’ha operato non vuole neanche ascoltarlo.
Questo romanzo è un racconto vibrante di quello che l’autore ha passato durante il periodo dall’incidente a quando si è ripreso. Da neurologo cerca di analizzare il fenomeno in maniera scientifica, non trovando appiglio e i medici e le infermiere non comprendono cosa stia accadendo nel suo cervello. Quella gamba alienata dal suo corpo lo induce a indagare «l’orrore e la meraviglia che occhieggiano dietro la vita e che sono celati, per così dire, dietro la superficie usuale della salute». Perdere la percezione di un arto lede l’immagine di se stessi, obbliga a chiedersi che cosa sia questo Sé che agisce in noi. Pian piano scopre che questa alienazione, che lui ha sempre creduto unica, in realtà non lo è per niente e gli da lo spunto per fare nuove indagini a livello cognitivo sulla propriocezione e sull’immagine che noi abbiamo del nostro corpo, scoprendo che non è una questione fissa nel nostro cervello. Può mutare con poco, anche con una semplice anestesia.
La soluzione nel suo caso è stata trovata nella musica ma, quello che è più importante, è che Sacks ha toccato con mano la distanza tra medico e paziente. E molto spesso il medico non è per niente disposto ad ascoltare, perdendosi per strada qualcosa di molto prezioso che potrebbe essere di aiuto nella comprensione delle patologie. Consigliatissimo.