Sherlock Holmes


Sul finire dell’Ottocento, Londra è una città affascinante e pericolosa. Le novità tecnologiche attirano i cittadini più curiosi, ma il richiamo per l’occulto e il soprannaturale è altrettanto forte. Quando Sherlock Holmes e il fido dottor Watson consegnano l’assassino di giovani donne Lord Blackwood alla giustizia e, dopo aver assistito all’esecuzione capitale, assistono non di meno alla sua apparente resurrezione, Holmes è felice di potersi finalmente interessare di qualcosa alla sua portata. Tanto più che si è ripresentata a lui la bella Irene Adler, chiedendo il ritrovamento di un uomo che si scoprirà interrato nella bara di Blackwood. I casi si intrecciano, si aggrovigliano, sporcano gli abiti di fumo e di avventura. (trama tratta da qui) Faccio una premessa. Sono una di quelle poche persone che non ha mai letto in vita sua un libro di Conan Doyle dedicato a Sherlock Holmes. E continuo a non farlo perchè temo di venir delusa. In compenso questa è la seconda trasposizione cinematografica del personaggio che vedo, dopo Piramide di paura. In entrambi i film Sherlock Holmes è ben diverso dall’iconografia classica, ed entrambi non si rifanno a nessuno dei libri che ho poc’anzi citato. Il bello è proprio questo. In questo caso Guy Ritchie ha ricreato un Holmes che più realistico non potrebbe essere. Un uomo per niente perfetto, un uomo talmente attento ai dettagli, così iper analitico che non riesce nemmeno ad avere una decente vita sociale proprio per quello. Il suo sguardo verso l’umanità è quello di uno che conosce fin troppo bene i meccanismi attraverso cui l’uomo, soprattutto l’uomo fine ottocento, agisce ed è anche lo sguardo lucido e impietoso. In realtà lui è come dire un materialista fatto e finito, uno che non crede nella magia, uno che crede che tutto quanto ha una spiegazione logica. Il suo essere materialista lo porta a compiere esperimenti e a fare considerazioni che a volte hanno ben poco di umano. Anche se come tutti gli esseri umani è perfettibile e, soprattutto non è perfetto nel suo giungere alle conclusioni. E anche il rapporto di amicizia con Watson è davvero particolare.  E’ il rapporto tra due uomini che si conoscono davvero da un sacco di tempo e Watson lo sopporto lo stesso nonostante tutti i suoi difetti e l’incapacità di Holmes di vivere secondo i canoni consueti dell’uomo bene dell’epoca. A me ha ricordato molto il rapporto che c’è tra il Dottor House il suo migliore amico. Guy Ritchie è riuscito a creare un film credibile e avvincente, strano per certi versi emodernissimo. E, notazione da femmina, lasciatemelo fare, ci ha pure regalato una scena davvero molto divertente e gustosa da vedere. E’ un filmben fatto, con una storia solida e ben costruita, i personaggi sono credibili davvero. Mi piacerebbe tantissimo che Ritchie desse un seguito a quest’opera e facesse finalmente interagire Holmes contro il suo acerrimo nemico, nonchè sua metà oscura – che viene nominato varie volte nel corso del film – ossia Moriarty. Staremo a vedere. Quando ho finito di vedere il film avevo un bel sorriso sulle labbra ed è un buon indice. Vuol dire che il film mi ha divertito…<br />

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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