Repo Men con un meraviglioso Jude Law

Il mio lavoro è semplice. Non puoi pagarti la macchina? Le banche te la sequestrano. Non puoi pagarti la casa? Le banche te la riprendono. Non puoi pagarti il fegato, beh qui è dove intervengo io.

In un lontano futuro gli esseri umani possono rimpiazzare i propri organi difettosi con un trapianto a patto di poter affrontarne il costo dell’impianto. Remy, interpretato da Jude Law, è un “recuperatore”, ovvero è incaricato dalla Union, la multinazionale venditrice di organi, di recuperare sul campo gli organi dei clienti insolventi indipentemente dalla loro sopravvivenza. È sposato ed ha un figlio, di nome Peter. Il matrimonio però è in crisi perché alla moglie non piace il lavoro del marito e lo vorrebbe più presente in casa per l’educazione del figlio. Durante un lavoro di recupero (un cuore), Remy subisce un incidente utilizzando il defibrillatore, e cade a terra privo di conoscenza. Da quel momento le cose cambiano drasticamente. Remy non riesce più a fare il suo lavoro perchè è passato dall’altra parte della barricata. Ma il suo cuore ha un costo che non può essere sostenuto senza lavoro e lui tenterà ogni cosa per tirarsi fuori dal sistema. La questione è: in una società come quella è possibile tirarsi fuori dal sistema? E’ esattamente il tipo di fantascienza che amo: pone degli interrogativi significativi sulla società e sul lavoro in genere. Non sono mancate ovviamente le scene di lotta alla Matrix, per mia fortuna sono state ristrette al limite consentito per me. E’ un film che ti fa pensare e ti segna dentro in qualche modo come nella migliore tradizione del genere. C’è anche il posto per l’ennesimo tributo a Blade Runner, tributo che mi ha fatto molto piacere. Se amate la fantascienza sociologica beh questo film potrebbe far per voi.

P.S. Ho visto questo film in lingua orginale con sottotitoli in inglese. Credo che il mio inglese sia decisamente migliorato se posso dire di aver capito perfettamente tutto. Adoro l’accento inglese di Jude Law, una ventata di freschezza soprattutto alla luce del fatto che le mie orecchie sono più “abituate” all’americano delle serie televisive.

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