On writing


I signori che vedete qui sopra sono rispettivamente Clive Barker e Stephen King. Penso che non vi debba dire chi siano, o no?. Sto leggendo un libro molto particolare in cui questi due scrittori si raccontano attraverso interviste rilasciate in varie riviste e durante la riduzione cinematografica delle loro opere. Per ora sono alla parte riguardante Stephen King e devo dire che ne esce fuori il ritratto di una persona assolutamente onesta con se stessa e con il proprio talento. Come dice un cronista alla fine dell’intervista: "lei è un gentiluomo e un vero professionista". Io adoro libri come questi. Alla scoperta del "dietro le quinte" di un libro. Ho sempre detto che si può imparare a scrivere bene, si può imparare la tecnica, affinare il proprio registro stilistico (una cosa che, vi sorprenderà, ho fatto anche io. Se vi facessi leggere i miei primi parti ne rimarreste inorriditi. Ma quanto scrivevo male? Troppo. E capita ancora di tanto in tanto quando sono stanca e non mi sorveglio) ma non si può imparare a essere grandi scrittori. Ossia non si può imparare avere quel fuoco dentro che ti fa desiderare dalla mattina alla sera di scrivere, nessuno ti insegna ad avere quella profondità, quella sottile magia capace di catturare l’attenzione del possibile lettore e di portarlo a compiere un viaggio mentale alla scoperta di un nuovo mondo: il pensiero di chi scrive. Ci sono libri scritti male e libri scritti bene. Libri tradotti splendidamente e veri orrori di traduzione. Quando succede quest’ultimo è un peccato: è un tarpare le ali a una storia che potrebbe letteralmente volare.