On writing


I signori che vedete qui sopra sono rispettivamente Clive Barker e Stephen King. Penso che non vi debba dire chi siano, o no?. Sto leggendo un libro molto particolare in cui questi due scrittori si raccontano attraverso interviste rilasciate in varie riviste e durante la riduzione cinematografica delle loro opere. Per ora sono alla parte riguardante Stephen King e devo dire che ne esce fuori il ritratto di una persona assolutamente onesta con se stessa e con il proprio talento. Come dice un cronista alla fine dell’intervista: "lei è un gentiluomo e un vero professionista". Io adoro libri come questi. Alla scoperta del "dietro le quinte" di un libro. Ho sempre detto che si può imparare a scrivere bene, si può imparare la tecnica, affinare il proprio registro stilistico (una cosa che, vi sorprenderà, ho fatto anche io. Se vi facessi leggere i miei primi parti ne rimarreste inorriditi. Ma quanto scrivevo male? Troppo. E capita ancora di tanto in tanto quando sono stanca e non mi sorveglio) ma non si può imparare a essere grandi scrittori. Ossia non si può imparare avere quel fuoco dentro che ti fa desiderare dalla mattina alla sera di scrivere, nessuno ti insegna ad avere quella profondità, quella sottile magia capace di catturare l’attenzione del possibile lettore e di portarlo a compiere un viaggio mentale alla scoperta di un nuovo mondo: il pensiero di chi scrive. Ci sono libri scritti male e libri scritti bene. Libri tradotti splendidamente e veri orrori di traduzione. Quando succede quest’ultimo è un peccato: è un tarpare le ali a una storia che potrebbe letteralmente volare.

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

7 Risposte a “On writing”

  1. Alice era un esempio per dire che esistono in italia scuole di scrittura creativa e ho citato la più famosa. Comunque datemi retta sono tutte palle. Possono insegnare a scrivere bene in italiano (cosa rara di questi tempi) ma non possono insegnare ad essere dei grandi scrittori.

  2. Krishel: ho, per Baricco, un senso di ribrezzo che raramente provo per qualcuno che non conosco.

    Baricco non è uno scrittore. E’ un pubblicitario.

    E può insegnare solo a fare buona pubblicità. Non letteratura.

    Dire “Il mare è blu” non è per forza poesia.

    Ma la media dei lettori è quella che è. E Baricco è uno dei scrittori più pagati e famosi d’Italia.

  3. Ho scelto apposta quel titolo, tempo. In effetti è quello che penso anche io. Ci vuole del gran talento per catturare l’attenzione di un lettore, per essere un vero artista della parola. Purtroppo non tutti hanno quel dono. Mi ci metto anche io, che sia chiaro.

  4. “On writing” era anche lo splendido manuale di scrittura di Stephen King… Credo che lo scrivere sia soprattutto talento: le scuole possono affinare quanto già c’è di buono, ma se si è stonati – tra musica e scrittura c’è assonanza – il y a rien a faire

  5. Nel mio post facevo una differenza tra talento puro e tecnica. La tecnica si può imparare. Esistono in giro per l’Italia dei corsi di scrittura creativa, il più famoso è la scuola Holden fondata da Baricco. Si possono imparare le tecniche per scrivere bene ma non si può imparare come creare la magia che ti cattura ogni volta che apri il libro. Non so se davvero ho questo talento dentro. Osservo quello che mi circonda e cerco di raccontarlo nel modo più chiaro e onesto possibile. Perchè lo faccio? Mi piace, mi diverte, sono una grafomane. Mi fermo qui. Ma i veri artisti della parola sono diversi da me, davvero ben diversi e ne ho visti all’opera. La naturalezza con cui questi artisti scelgono la parola giusta al momento giusto non credo mi apparterrà mai.

  6. io non lo so se è vero che si possa imparare a scrivere.

    E’ vero: scrivevo di merda e scrivo molto meglio. E migliorerò.

    Ma sospetto che le persone come me o te abbiano un talento dentro. Sanno già scrivere. Devono solo risvegliarsi.

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