Missing…

E’ come se avessi un arma in più. Prima impazzivo nel cercare le immagini più adatte ai miei post ora ho la consapevolezza che, se trovo il materiale giusto, l’immagine la posso creare io. E’ è quello che è successo con quello che vedete poco sopra. Non ho più scritto per un po’ perchè come spesso mi accade quando decido di dire cose buone su me stessa arriva qualcosa, qualcuno, che mi fa cadere la tegola sulla testa. E’ matematico che succeda. Di una giornata completamente da dimenticare voglio però conservare una sola cosa buona: il nuovo disco di Johan Johannsson. Avevo tentato diverso tempo fa di descrivere cosa suscitava in me quest’artista in questo post, e adesso proverò di nuovo con And In The Endless Pause There Came The Sound Of Bees. E’ più drammatico, più oscuro in certi punti di Fordlandia. C’è una sottile e persistente mestizia che permea tutta l’opera. E’ dolce ma anche terribile. L’immagine che si ha nell’ascoltarlo è di una dolce e bruciante sensazione di essersi persi o di aver perso un elemento importante della propria vita. Verso la fine del disco però assistiamo ad un’apertura piena di speranza. Dopo che la tempesta è passata, il dolore ha fatto sentire la sua voce attraverso i rimpianti, si può rinascere, risorgere. Una nuova alba che aspetta solo di essere vista e vissuta. E si, End ricorda molto da vicino alcune opere dei Sigur Ros. Forse è per quello che la amo particolarmente…<br/>P.S. Grazie Giacomo.