La strada


Ci sono dei libri che hanno la rara capacità di distruggerti dentro. E’ il caso di "La strada" di McCarthy. Un padre e un figlio a percorrere la strada con un carrello dove sono riposte poche cose necessarie per la sopravvivenza. Padre e figlio che percorrono la strada in un modo in cui non esiste più nulla, dove tutto è ricoperto dalla cenere, dove gli esseri umani sono arrivati persino a mangiarsi l’uno con l’altro. L’autore non ti dice cosa è successo, te lo fa semplicemente intuire, non è importante alla fine della narrazione raccontarlo. Un padre e figlio e la speranza di andare a sud per trovare un clima migliore, un po’ di tepore. Gli esseri umani sono una presenza fantasmatica in tutto il libro, la distruzione viene raccontata atrtaverso gli edifici e gli oggetti. Non si salva nulla. Il padre alimenta le speranze del figlio, alimenta la prosecuzione di valori come l’affetto. Il fuoco che loro portano e che li rende "i buoni" non è altro che la consapevolezza di un’umanità, di valori antichi come il mondo che li differenziano dalle bestie e dai superstiti ridotti a bestie. Come avete capito è uno di quei libri che ti segnano dentro e che non devi leggere se non sei un minimo sereno mentalmente. Capite ora perchè dicevo che non ce l’avrei fatta a finirlo. E invece sono arrivata alle ultime pagine come non so. Ma se dovessi riniziare da capo penso che non lo leggerei nemmeno. la cosa che mi ha lasciato dentro è un urlo interiore: io spero tanto che il genere umano non arrivi ai livelli descritti da quel libro. Ma visto che non sono una persona ottimista e conosco l’essere umano mi dico che se mai accadrà, spero di non essere lì a vedere. Sconsigliato alle persone ipersensibili.