La neve se ne frega


Mentre tornavo dal concerto ho avuto modo di finire questo libro. Solitamente sono scettica sui cantanti che si mettono a scrivere, perchè penso che il salto tra scrivere testi per una canzone e narrazione vera e propria non sia così facile e immediato. Bisogna saperlo fare. E in questo caso Ligabue ci sa fare, ci sa fare davvero. In questo libro ci propone una società in cui il mondo è pulito, le risorse vengono rispettate, tutti i bisogni umani soddisfatti. Esiste un piano denominato Vidor che garantisce il benessere psicofisico delle persone. DiFo e Natura, i protagonisti di questo libro, sono felici secondo programma. Lavorano, fanno l’amore, frequentano amici, si lasciano intrattenere dalle forme di spettacolo consentite. Spendono insomma il tempo che è stato dato loro in sorte, con appassionata diligenza. Ma quel tempo, apparentemente così simile al nostro, è segnato da una profonda alterazione socio-biologica che ha a che fare con il mistero del nascere, del venire al mondo. DiFo e Natura sono destinati a imbattersi in questo mistero e ad aprire una fatale contraddizione nel paradiso del Piano Vidor. Fondamentalmente si tratta di una splendida storia d’amore e, a parte l’ambientazione stile fantascienza (ricorda un pò 1984 di Orwell) è realistica. Ha tutte le contraddizioni, la fragilità e la forza tipiche dell’amore, in cui si è disposti a mettersi in gioco in tutto e per tutto in nome dell’amato bene. Ligabue in questo libro usa uno stile lieve, dolce, poetico mai troppo melenso.<br />