In the summertime

E’ arrivata l’estate e, come ogni anno, il mio amore è spalmato su quel poco di finestra che gli permette di stare comodamente sdraiato. E’ un gatto fondamentalmente scemo: si brasa al sole poi quando non ne può più scende e si mette per terra a mo di tappetino. E mi guarda. Come se fossi colpevole del fatto che è accaldato. Ieri pomeriggio sono andata a vedere la mostra su De Andrè. Sono partiti i ricordi che mi legano a questo grandissimo artista e alcuni di questi li ho potuti condividere con la persona con cui li ho vissuti ossia Davide, il mio ex. Non mi scorderò mai cosa accadde il giorno che uscì Anime Salve: c’era la coda fuori dal negozio di dischi in cui entrambi lavoravamo. E che dire di Le nuvole e di come questo disco mi ha salvato da un attacco fulminante di nostalgia di casa? Era come se, con quel disco, avessi un pezzetto di Genova tutto per me. De Andrè era un artista e una persona molto particolare ed è giusto che la mostra seguisse di pari passo il suo modo di essere e di vivere. Non si è trattato di una mostra comune ma interattiva con lettori che interagivano con i vinili e mostravano documenti, interviste. E lastre di vetro con dei chip in cui erano racchiusi documenti, storie, racconti, testimonianze. Sarebbe stato da andarci la mattina e stare tutto il giorno a sentire, a spulciare, a cercare di capire qualcuno che per sua definizione era poco comprensibile. Era una persona da vivere e la sua arte bisognava prenderla così come veniva. Un grande poeta anche con degli interessi di cui ero all’oscuro, che mi giungono inediti: un interesse per i tarocchi e per l’astrologia. Alla fine anche lui come tanti di noi si interrogava su questo grande mistero che è la vita senza tralasciare nulla. Mi sono persa come da programma nella sala dei tarocchi. E chissà forse un giorno vi mostrerò quello che ho scelto tra tanti tarocchi, sorprendendo persino me stessa. Ma la cosa che mi ha colpito di più di tutto è stata una lettera che De Andrè ha scritto ai suoi genitori chiedendo scusa di essere un figlio un po’ sui generis. Senza voler esser irriverente nell’accostamento, mi ha ricordato tutte quelle volte in cui una Krishel incapace di esprimere a voce quello che più la angustiava, affidava alla vecchia e cara carta e penna i propri sentimenti e le proprie pene. Mi ha rammentato tutte quelle lettere che ho scritto ai miei genitori incapace com’ero di parlare loro faccia faccia per paura di chissà cosa poi…<br/>P.S. Godetevi la musica che ho scelto per questo post. E’ una versione particolare di Summertime cantata da Peter Gabriel per l’album tributo a Gershwin edito nel 1994 con il nome “The glory of Gershwin”. Qui lui è il solito spettacolo…

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

4 Risposte a “In the summertime”

  1. Adoro questa canzone, e lui la canta splendidamente. Ah, perchè non ho una voce così…? Da brivido, davvero.Grazie, Krish.Bella la mostra su Faber, vero? Ci sono andata due volte.E pure io ho realizzato il mio tarocco (poi è arrivato per posta, ma dopo secoli).
    Un abbraccio.

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