Il tempo di (non) leggere: riflessioni su una tendenza sempre più attuale

Era una delle cose di cui volevo parlare prima o poi. Ho notato una tendenza sempre più preoccupante: le persone non leggono. Tranquilli, non vi farò la solita predica del fatto che un italiano legge in media cinque libri l’anno – cosa che mi lascia perplessa visto che, anche ora che ho rallentato i miei ritmi come lettrice, sforo abbondantemente quella statistica. No. Quello di cui vi voglio parlare è totalmente differente. Le persone non leggono gli articoli postati sui social network per intero. Gli basta semplicemente dedurre l’argomento di cui tratta dal titolo e dalla descrizione. Ed è una cosa che ho visto fare un casino di volte. Dalla mia recensione di 1.Outside che doveva essere un omaggio per la morte di David Bowie fatta da una non fan e quindi non degna di parlarne secondo un povero ragazzino – perché mi rifiuto di pensare che quell’obiezione mi sia fatta da una persona adulta – nella sua boria e arroganza, quando gli sarebbe bastato leggere tutto l’articolo per comprendere che: sì, è vero, non sono una fan ma Bowie non è certo uno sconosciuto per me considerato il fatto che sono fan di un artista che deve parecchie cose a questo personaggio. La dimostrazione palese di questo meccanismo è vedere certa gente commentare a caso magari dicendo le stesse cose trattate dall’articolo.  E mi chiedo: perché non leggete? Perché vedete un articolo e presumete di sapere già a priori di cosa parla senza leggere? Volete risparmiare tempo? E il tempo che non perdete a leggere, secondo i vostri canoni, un articolo… che cosa ne fate? Se mai qualcuno passasse da queste parti – cosa di cui dubito –  e leggesse questo articolo per intero – e qui nuovamente paleso il mio scetticismo – potrebbe darmi un’idea del perché la gente non legge?
Ci sono altre riflessioni che mi vengono fare, rientrano sempre nello stesso ambito ma in maniera leggermente diversa. E se voglio far ripartire ben bene questo posto, ricorrendo alla tattica che gli anglosassoni definirebbero “back to square one” ossia ritornare al punto di partenza della vecchia Krishel’s house me lo terrò buono per un altro articolo. Magari nel frattempo qualcuno mi avrà anche detto il suo punto di vista sull’argomento. Io continuo a sperarci. E per premiare le persone, come nell’articolo di ieri, vi lascio un bel pezzo di musica. Di solito non sono molto tenera con le cover ma capita, a volte, di beccarne una che mi colpisce. E’ il caso di questa Feeling Good fatta da Ane Brun.