Il castello dei Pirenei



“Il caso, una coincidenza, il destino, la telepatia: difficile spiegare l’incontro fra un uomo e una donna che si rivedono, dopo trent’anni, nello stesso albergo affacciato sul fiordo dove si erano detti addio. Sempre che dare una spiegazione abbia un senso. Solrun e Steinn sono entrambi cinquantenni. Nonostante il passare degli anni e il fatto che oggi siano entrambi sposati e con figli, non hanno mai smesso di pensare l’uno all’altra. Dopo la sorpresa dell’incontro, danno vita a un fitto scambio di e-mail nel quale si raccontano, ripercorrendo l’episodio, inspiegabilmente velato di mistero, che aveva messo la parola fine al loro amore. Per ritrovarsi, come spesso accade, a scrivere due storie diverse della stessa passione condivisa. Chissà però se le due versioni sono davvero così differenti. Nel dialogo a distanza prendono corpo due visioni della vita inconciliabili: lui è un professore di Fisica, ateo e materialista, lei è un’umanista convinta che a governare i nostri destini siano forze superiori.” Trama da ibs. Sinceramente parlando ho trovato il libro di una freddezza mortale. Ha fallito in tutti i sensi. Se Gaarder voleva farci partecipi delle sue riflessioni sul mondo, sull’aldilà, sul mistero, se voleva farci porre la domanda se siamo atei oppure crediamo che tutto faccia parte di un disegno divino, non ci è riuscito. Non è riuscito a coinvolgerci. Se voleva raccontare una storia d’amore e come possa essere finito ha fallito doppiamente. Era più riuscito da questo punto di vista il suo “La ragazza delle arance”. Assistiamo ad uno scambio di mail tra Solrun e Steinn ma è quanto di più freddo possa esserci. Oltretutto per tutta la durata del libro mi sono chiesta: ma in tempi come questi dove aviene la comunicazione in tempo reale tramite msn messenger, skype e quant’altro, perchè questi lasciano le loro riflessioni alle e-mail? Oltretutto il loro patto era quello di non conservarle. Ho trovato poi desolante il finale e mi ha fatto una pena infinita il marito di Solrun che ha dovuto assistere impotente, innamorato di una donna che, infine, non l’ha mai amato. Più pregna di sentimenti vivi, di un dolore tangibile e palpabile la mail finale che lui scrive a Steinn. Stavolta Jostein Gaarden mi ha deluso su tutta la linea. Libro bocciato. L’unica cosa positiva è avere sott’occhio questa splendida opera del mio amato Magritte…<br />

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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