Torno a casa dal lavoro, con addosso l’intera stanchezza del mondo. Una doccia rapida, una pentola sul fuoco, l’ennesimo pasto consumato in solitario. Infilo i piatti sporchi nella lavastoviglie e mi incammino verso il divano con in mano la mia birra gelata e mi accingo a guardare il mio telefilm preferito. Prima però do un’occhiata al telegiornale giusto per non fare la figura del troglodita disinformato. Le immagini scorrono, cosa abbiamo qui? Una donna uccisa dal marito, uno annegato nell’oceano, un altro massacrato dal figlio, un’altra donna incriminata per aver somministrato del veleno al marito e ha assistito alla sua morte dandogli un tenero bacio sulla fronte. Una madre che vede morire suo figlio, lo abbraccia. Scaglia i pugni al cielo urlando “Perché tutto questo dolore?”. Siamo sinceri in fondo queste storie non mi scandalizzano neanche un po’, mi piacciono tanto. Ho lo sguardo da zombi fisso verso quella scatoletta come se fossi un drogato all’ultimo stadio. Alla fine adoro tutte quelle morti che vivo per interposta persona. Il mondo muore e io continuo a vivere come se niente fosse. Perché mi guardate come fossi un mostro? Alla fine voi siete come me, ammettetelo.  Vi illudete sulla bontà dell’essere umano, vi compiacete, vi riempite la bocca di parole come “cerca di scoprire l’angelo che si trova nel tuo cuore”. Sapete cosa vi dico? L’universo è freddo, impersonale. Da quando esiste l’uomo non abbiamo fatto altro che divorarci l’un l’altro per sopravvivere. E’ sempre stato così. Ci nutriamo tutti di tragedie, è come il sangue per i vampiri. Continuo a vivere e a vedere la morte per interposta persona mentre il mondo muore. Mors tua vita mea.