Se vedete uno strano disegno nella barra iniziale di Google sappiate che stanno celebrando il compleanno di Sir Arthur Conan Doyle, scrittore e inventore del detective più famoso del mondo: Sherlock Holmes. Ma non è di questo che vi voglio parlare. Mi ero dimenticata di un fondamentale particolare nel concitato racconto della mia gita comasca: durante la cena, in sottofondo, c’è era una raccolta di vari artisti tra cui Otis Redding. Ascoltandolo beati, Davide e io abbiamo notato quant’influenza abbia avuto quest’artista sulla musica dell’allora giovane Peter Gabriel. Ho sempre pensato che ogni artista degno di questo nome, prima di raggiungere uno stile veramente personale, debba necesariamente passare attraverso l’ascolto, la scoperta di veri e propri maestri. E secondo voi la vostra padrona di casa vi lascia all’asciutto senza un minimo di biografia? Ma nemmeno per sogno: Nato il 9 settembre 1941 a Dowson, Georgia, Otis Redding è stato insieme a Ray Charles e James Brown il più grande soul singer mondiale. Morì, ironia della sorte, proprio al culmine della sua carriera musicale, in un incidente aereo a Madison, nel Wisconsin, il 10 dicembre 1967. Insieme a lui perirono anche i componenti del gruppo che l’accompagnava in tourneè; i “Bar keys”. Otis Redding iniziò sin da bambino ad interessarsi di musica e, come molti afroamericani della sua generazione, il primo palcoscenico è stata la chiesa con i suoi canti gospel. Rivolse però ben presto la sua attenzione al R&B di Little Richard (originario di Macon, la cittadina dove i Redding si sono trasferiti all’inizio degli anni ’40), e di James Brown che spesso, nella seconda metà degli anni ’50, gravitava in quella zona. Saltuariamente Otis si esibiva con gli “Upsetters”, ex band dello stesso Richard, vincendo anche alcuni concorsi per dilettanti. Per qualche anno tuttavia i suoi tentativi di uscire dall’anonimato, comprese le esibizioni con la band di Johnny Jenkins, non si allontanarono dallo stile esagitato di “Heebie Jeebies”, il suo idolo. Per verificarlo basta ascoltare i suoi primi singoli, “She’s alright” e “Shout Bamalama”, incisi all’alba degli anni ’60.<br /> Dopo un periodo di maturazione in cui affina il suo stile, in modo da renderlo sempre più personale, Otis Redding viene davvero lanciato dalla casa discografica “Stax” nel 1963, con il brano “These arms of mine”. Negli anni successivi Redding saprà sfruttare al meglio il successo raggiunto e la classe sviluppata, disseminando una gran quantità di perle musicali lungo il suo fortunato percorso artistico (basti citare il geniale arrangiamento di “Try a little tenderness”, uno standard pop degli anni ’30) che nel 1967 lo conduce al culmine della sua popolarità di pubblico e critica. E’ l’anno in cui viene accolto trionfalmente in Europa: Parigi e Londra lo acclamano con la “Stax/Volt Revue”, che comprende quasi tutti i più grandi artisti della casa di Memphis. Nel 1967 pochi mesi prima della sua scomparsa, partecipa al “Monterey pop festival” con “Sittin’ on the dock of the bay”, canzone simbolo che rimarrà nella storia, ripresa poi da moltissimi artisti e in innumerevoli spot pubblicitari, assieme ad altri suoi successi. L’esibizione di Monterey lo consacra definitivamente come un idolo rock, testimoniata nell’album a metà con Jimi Hendrix. A questo punto i progetti che gli rimbalzano nella testa si fanno sempre più numerosi. Progetta concerti, tournee, ma anche un’organizzazione di artisti neri (per la quale contatta tra gli altri Jimi Hendrix, James Brown e Solomon Burke) che si proponga di diffondere la musica blues, funky e rock di matrice afroamericana e di tenere in vita la memoria di artisti non più di moda (come per esempio non lo erano in quel periodo Fats Domino e Little Richard). Qualche problema alla gola, che richiede un lieve intervento, lo tiene lontano dalle scene per un po’; quindi Redding torna a preparare nuove incisioni e a esibirsi dal vivo. Ma una maledetta notte di dicembre, un maledetto volo stronca il suo futuro. Il maltempo farà precipitare il suo aereo personale nel lago Monoma, nel Wisconsin. La sua morte, come spesso accade, farà ulteriormente decollare le vendite dei suoi dischi, e numerosi inediti verranno messi sul mercato. Ma la sua stella è ormai irrimediabilmente spenta, anche se Otis Redding è tuttora considerato una delle voci più importanti e vere della soul music di ogni tempo.

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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