Watership down



«C’era una volta una bella conigliera ai margini d’un bosco, prospiciente una distesa di verdi pascoli. Era grande, era piena di conigli. Poi un giorno arrivò la moria e la spopolò. Solo pochi conigli sopravvissero, come al solito. Quasi tutte le tane erano vuole. Allora il contadino ragionò: "posso aiutarli a crescere di numero, e poi farne roba mia… delle loro carni, delle loro pellicce. Perchè darmi la briga di metterli in gabbia? Possono benissimo restare dove si trovano". E cominciò ad uccidere tutti gli elil: lendri, komba, faina ermellino, gufo. Comincio anche a spargere cibo per i conigli, ma non vicino alla conigliera: tanto per abituarli ad andare in giro, per i campi e nel boschetto. E poi cominciò a mettere le trappole. Non troppe: quante gliene bastassero, e comunque non tante da spaventarli al punto di farli migrare altrove, o decimarli. Essi allora divennero grandi e robusti, crepavan di salute per lui gli dava roba buona da mangiare, specie di inverno, e gli assicurava una vita senza pericoli….tranne il nodo scorsoio presso il varco nella fratta e lungo il sentiero del bosco. Ma ogni giorno qualcuno mancava all’appello. Sparito! (cut)facevano finta, anche con se stessi che tutto andava nel migliore dei modi, perchè il cibo era ottimo, perchè erano protetti e non avevano nulla da temere, tranne una cosa.  (cut) E poichè non potevano sopportare la verità questi cantori, questi vati, che altrove avrebbero diffuso la saggezza, li, oppressi dal terribile segreto di quella conigliera, vomitavano invece follia – una follia eloquente – predicando dignità e rassegnazione…» Questo è un’estratto dal libro "La collina dei conigli" di Richard Adams basata su dei racconti creati per le sue due figlie e poi riuniti in un unico libro. I conigli (e gli altri animali) che compaiono nel romanzo sono descritti nel loro ambiente naturale, ma sono antropomorfizzati, e possiedono una cultura, una lingua (il "lapino"), proverbi, poesia e miti, che sono inseriti nel corso del racconto. Nell’estratto che vi ho proposto chi parla è Quintilio, coniglio in apparenza fragile e debole ma dotato della capacità di vedere gli eventi molto prima che si verifichino. Ed è grazie ad una sua previsione che Moscardo, Parruccone e Dente di Leone, si salvano lasciando la conigliera dove hanno vissuto fino a quel momento per cercare un posto migliore. Questo pezzo mi ha colpito particolarmente perchè mi ha fatto pensare a quante persone esistono nel mondo, e alcune magari sono vicine a noi, che sono nelel condizioni di quei conigli. Sono in difficoltà estreme ma non hanno alternative e continuano a mentire a se stessi, a raccontarsi che va tutto bene. Si immergono nell’illusione perchè è più rassicurante. Il libro è una favola nel senso tradizionale del termine. Ha una sua morale e l’autore mischia con giusta sapienza poesia e orrore, paura e serenità. Volendo ci sarebbe anche una piccola lezioncina sulla collaborazione tra diversi (in questo caso, specie diverse di animali). Che altro dirvi? Vale davvero la pena di leggerlo e ringrazio di cuore chi me l’ha consigliato.

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

5 Risposte a “Watership down”

  1. da piccola ho visto il cartone e mi ha traumatizzato..certo che se sono molto impressionabile adesso figurati allora..pensa che infanzia devo aver avuto tra il cartone animato della collina dei conigli, il cartone animato del signore degli anelli (mi vengono i brivid ancora adesso), e il film Labyrinth..adesso capisco perchè sono una fifona!potrei esserci io su quella collina, assieme ai miei amici conigli 😉

  2. Noooo.. è uno dei miei libri preferiti davvero… l’avevo perso, l’ho trovato tempo fà su una bancarella in pieno centro a roma, ho pianto 🙂

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