Trilogia della città di K


Si ringrazia Photoggletoffee per la splendida immagine.

Prima che vi parli di uno dei due libri che ho finito di recente, l’altro me lo riservo per domani, vi racconto una cosa che mi è capitata in questi giorni. Dovete sapere che il prossimo novembre i Depeche Mode tornano in Italia per un’altra serie di concerti, e io ovviamente non mi perdo l’occasione di rivederli. Avevo anche preso un biglietto in più per una persona che alla fine ha dovuto rinunciare. Per cui in questi giorni sono stata alla ricerca di qualcuno a cui venderlo, cosa che si è rivelata semplicissima visto che non si trovano biglietti almeno non per la posizione che io avevo scelto. Mi hanno fatto mille ringraziamenti e mille complimenti perchè l’ho rivenduto a prezzo di costo senza guadagnarci nulla. Ecco non mi sembra di aver fatto niente di eccezionale. Odio chi specula sulla passione altrui e mi consola sapere che quel biglietto andrà in mano a chi vive la musica dei Depeche Mode, e i concerti, almeno come me la vivo io. Come dicono i francesi: ça suffit. Ora veniamo al libro in questione. Si tratta della trilogia della città di K di Agota Kristof. Sono arrivata a questo libro perchè se n’è parlato tanto nei forum che frequento ed ero molto curiosa. E’ un libro dolente, descrive alla perfezione l’orrore, la miseria dei sentimenti prima che dei mezzi di sussistenza, che porta la guerra. L’autrice non dice mai di quale guerra si tratta e non localizza mai in modo preciso dove gli eventi si svolgono. Lascia al lettore il compito di intraleggere queste coordinate perchè in definitiva non è quello che conta. Tutto inizia con la storia di due gemelli affidati dalla loro madre ad una nonna che non hanno mai visto fino a quel momento. Questa donna anziana non ha stima della figlia nè dei nipoti che apostrofa con epiteti del tipo "figli di cagna". I due gemelli sono costretti ad imparare subito l’arte dell’arrangiarsi e riescono a vivere dei pochi mezzi a disposizione e a una presenza di spirito forti del loro legame gemellare. La guerra li porta a dividersi, li porta a vivere una vita diversa, distaccata e uno di loro vivrà sempre in funzione della ricerca e del ritorno del gemello perduto. Non dico altro per non rovinarvi la lettura. Il ritratto che ne esce fuori è una favola nera, come solo la realtà può esserlo, in cui sono evidenti ferite, cicatrici lasciate dalla follia umana.

3 Risposte a “Trilogia della città di K”

  1. E' un libro meraviglioso. L'ho lessi tanti anni fa prché mi fu consigliato da una persona che ho molto, molto ammirato e amato, ed è stato la sua eredità. Una storia così dolente (termine azzeccatissimo) che lascia un segno di fuoco sul cuore.

  2. La questione è che la parola capolavoro io la spendo pochissimo. Preferisco che siano altri a dirlo. Anche perchè so benissimo che un libro può essere un capolavoro dichiarato da tutti e non piacere alla persona. Non sarebbe un crimine e non sarebbe la prima volta che succede.Benvenuto/a nella casa.

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