Toy Story 2


Finito per errore tra gli oggetti di una svendita da cortile nell'intento di salvare un altro giocattolo, Woody viene rubato da un collezionista che lo riconosce per quello che è: un modello rarissimo degli anni '60, parte di un set western più grande. Proprio grazie a Woody infatti il set diventa completo e assume un valore astronomico per il museo dei giocattoli di Tokyo. Il resto della banda (capitanata per l'occasione da Buzz Lightyear) ha pochissimo tempo per salvare l'amico prima che venga spedito. Sempre che lui voglia essere salvato.  In poche parole ecco qui la trama di Toy Story 2. Giusto? Sbagliato. Perchè quelli della Pixar sanno bene quello che fanno. Sanno creare un film che sia godibile a più livelli e per tipi diversi di spettatori. Sa essere divertente per i più piccoli con una riflessione per il pubblico più adulto. Woody ritrova la sua origine, che è esattamente l'origine della quasi totalità dei giocattoli: il merchandising. Eppure scopre anche la sua unicità, proprio perchè appartiene ed è amato da un singolo bambino Andy. E non importa se non durerà, se verrà dimenticato quando Andy sarà grande. Sarà comunque valsa la pena di aver fatto parte della vita di quel bimbo. C'è pure una bella riflessione sulla solitudine e su come questa possa incattivire l'animo. E tutto questo non viene relegato in un angolino dedicato, fatto apposta, è parte integrante di un lungometraggio con  momenti di azione dal ritmo vorticoso e parodie dei più grandi classici della fantascienza. Ne ho contati almeno due: una poi è davvero palese, a momenti  morivo dalle risate. E la perla alla fine del film con gli errori delle riprese. L'ho trovato sublime. Consigliato ai piccoli ma anche ai grandi che continuano a coltivare il bambino che è in loro.

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