Stasera la vostra padrona di casa è ritornata una bambina affascinata da una storia fantastica. Per parlarvene in maniera appropriata di questo capolavoro che vi consiglio caldamente di vedere sono andata a cercare una recensione appropriata, fatta come la farei io se solo avessi mezzi migliori. L’ho trovata in questo sito: Sortilegi a zonzo per La città incantata di Hayao Miyazaki
di Roberto Oddo
Un turbinìo di colori e di fiabesche coincidenze porta una sveglissima ragazzina di nome Chichiro ad affacciarsi contemporaneamente all’adolescenza e a un mondo che tutti abbiamo sognato, chi con terrore, chi con tenerezza: oltre un casolare di campagna sta un vasto campo abitato da un fiume ormai languente e dai resti di quello che sembra agli intraprendenti genitori della giovane eroina un vecchio parco giochi in disuso. Basta però addentrarsi in questo mondo che le abitazioni assumono l’aspetto sinistro di una città or ora abbandonata, ci sono ancora pentole fumanti nelle osterie deserte e l’insana curiositas degli adulti caccerà la fanciulla nei pasticci delle fantasie, della memoria e dell’amore. 
Se anche il mondo fosse pieno di favole come questa, forse avremmo sempre bisogno di rivederle. La città incantata è uno dei migliori cartoni animati sbarcati nelle nostre sale negli ultimi tempi: uno di quelli che ricorda capolavori dei bei tempi andati per l’accuratezza e il tratto dei disegni e nello stesso tempo fa ricorso a raffinatissime animazioni grazie alle quali movimenti e luoghi vengono arricchiti di una corposa dimensione volumetrica. La città incantata, che ha vinto l’Oscar e l’Orso d’oro per la migliore animazione, vanta un architetto d’eccezione: si tratta di Hayao Miyazaki, regista – tra le altre cose – di fortunatissime serie televisive come Heidi e Lupin III. Miyazaki sa senz’altro dialogare con i bambini, dirigendo un cast di immagini e di colori al cui confronto in quanto a sfarzo e bellezza molte altre recenti produzioni letteralmente impallidiscono. Sul piano simbolico numerose sono le suggestioni e le tentazioni, di stampo soprattutto antropologico, troppi sono gli elementi caratteristici: dall’antro buio, al riproporsi in varie occasioni dell’elemento (soprattutto orientale) del fiume, alla misteriosa topografia della regione. È insomma difficile pensare alla permanenza di Chichiro nella città incantata, ai suoi incontri, alle sue incombenze come qualcosa di diverso da un’iniziazione all’amore. Sul piano più strettamente narrativo, a dispetto di qualche passaggio poco chiaro, si apprezza in modo particolare la straordinaria semplicità e la tenerezza di questa fanciulla che non si stupisce di fronte a nulla di ciò che le accade, salvo vedersi d’un tratto investita dall’onda in piena dei ricordi che ribollivano silenziosamente in lei. In altre parole, se i colori ammaliano e riscaldano i più piccoli spettatori, l’ambientazione esotica e molto estiva ammicca al pubblico adulto e ai suoi sogni realizzati o – perché no? – ancora realizzabili, mentre ai ragazzini il cui corpo cresce troppo in fretta perché abbiano il tempo e la possibilità di accorgersene davvero La città incantata offre albergo sicuro e prezioso come una matassa che si va infine dipanando attorno a loro, un patrimonio di immagini e metafore da scoprire poco alla volta e da aggiungere alle esperienze quotidiane, dentro e fuori il cinema, dentro e oltre i paradisi o gli inferni dei sogni di ciascuno.  (Ogni tanto mi piace trattarmi bene…NdK)

P.s. Alla fine sono approdata anche io all’avventura Second Life (andatelo a cercare su internet e capirete di cosa si tratta) e mi sono trovata di fronte alla solita questione divertente degli avatar. Ho un insana passione per creare le immagini delle figure femminili come se avessi totalmente campo libero, come se non avessi le limitazioni che solitamente mi pongo per via della mia cronica timidezza e del mio corpo che ancora non ho imparato per bene a gestire (e ci riuscirò mai? Mah…). Vi chiederete come mi sono creata: caschetto azzurro con sfumature lavanda, una lunga giacca di pelle nera con sotto un bikini che non lascia molto all’immaginazione. Dopo il primo imbarazzo alla fine ho deciso che come inizio poteva anche andare. E chi diavolo si immaginava che molto in fondo la mia personalità aveva anche questo lato? Mah. Ok ora ritorno alla mia personale celletta di manicomio.

Una risposta a “”

  1. Bello bello! *____*Lo vidi quando uscì al cinema qualche anno fa e mi è piaciuto almeno quanto il precedente Mononoke Hime. Mi hai fatto venir voglia di rivederlo… O_O

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