L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

Murakami non è un autore convenzionale, non lo è mai stato nelle sue opere e non lo è nemmeno in questa opera a partire dal titolo. La prima cosa che veniamo a sapere del protagonista è che, per molto tempo, ha pianificato la sua morte. In maniera coscienziosa. E’ un uomo che si occupa di costruire e ristrutturare vecchie stazioni ferroviarie, sa sempre un suo pallino, ma c’è qualcosa nella sua vita che manca e che non gli fa apprezzare il fatto di essere semplicemente vivo. Pian piano scopriamo che la vera motivazione di questo malessere interiore risale a sedici anni prima. Lui faceva parte di un gruppo di amici legatissimi, un quintetto che si occupava di opere di carità e di altre cose relative alla scuola. Ognuno aveva il suo ambito e la sua caratteristica, ognuno la sua zona di eccellenza. Fatto curioso: tutti i cognomi, eccetto quello del protagonista, hanno iscritto un colore nel loro nome. Da qui deriva la sensazione di essere un “senza colore”, un membro meno importante degli altri del gruppo per questo motivo. Un diverso. Improvvisamente e senza nessuna spiegazione questo gruppo gli volta le spalle. Tsukuru vaga per molto tempo con questo trauma, una questione irrisolta che si trascina stancamente finché lui, grazie all’amore di una donna più matura, trova la forza di cercare i vecchi amici e di capire le motivazioni di quell’abbandono. Si tratta di una profonda riflessione sull’amicizia, sui cambiamenti, sulla depressione e su come possa essere vinta affrontando i fantasmi del passato. Il pellegrinaggio del protagonista in realtà potrebbe essere quello di ognuno di noi a fare i conti con il difficile processo della crescita. Quello che scopre lo rende più forte. Tsukuru non era meno importante, anzi. Tutti pensavano che lui fosse l’elemento pacificatore, colui che portava equilibrio nel gruppo. Un ruolo fondamentale che richiede una grande forza che Tsukuru neanche sospettava di avere.
Un libro semplice ma molto bello.

3 Risposte a “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio”

  1. Ciao Krishel… non penserai mica che ti abbia abbandonato?? Vita difficile… ma ti seguo sempre, da lontano… e mi piace vedere che sei diventata una autorità su Murakami, che ti suggerii anni fa. Condivido ogni singola riga di tutti i tuoi commenti su di lui… e condivido molte altro delle cose che scrivi.. stai bene!!Ciao Francesco

  2. Murakami racconta la natura umana come pochi.Ho il sospetto che sia laureato o quantomeno studioso di psicologia.Quello che scrivi di questo libro mi fa amare ancora di più il suo stile socia.Prima o poi lo recupero.

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