Let it snow…



Si ringrazia La Lontra per la splendida immagine.

Questa che vedete ritratta è Busalla ma vi posso giurare che ieri a Pontedecimo, quartiere di Genova dove lavoro, lo spettacolo non era molto diverso. Arrivo in ufficio e a momenti rischio di scivolare. Fortunatamente uno del concessionario di moto vicino all’ufficio mi vede e mi da una mano per non cadere. Gentilissimo davvero. Grazie mille per la tua gentilezza, se mai passassi da queste parti. E quando esco il dramma: ancora peggio di come sono arrivata. Rassegnata mi incammino verso la fermata dell’autobus usando una vecchia tecnica sempre efficace: camminare sulle orme di chi ha calpestato la neve prima di me. E mentre tornavo a casa sull’autobus il mio sguardo era fisso sul paesaggio imbiancato. Nonostante tutto, nonostante le varie difficoltà a muoversi io adoro la neve. Sorridevo mentre vedevo i bambini giocare a battaglia di palle di neve. Mi piace il candore e l’innocenza che regala alla città. Stamattina c’era ancora qualche debole traccia bianca.  Onestamente ero talmente infreddolita che ho preparato per cena un sugo con le patate che già erano in casa. Ero talmente cotta e infreddolita che mi sono concessa un’ora di sonno. E al risveglio ho preparato una tazza di the fumante. Sono queste le cose che amo di più. E se poi avete addosso una stufa pelosa è meglio…

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

6 Risposte a “Let it snow…”

  1. Nonostante i disagi che crea, la neve ha sempre il suo fascino… Roma questi giorni è stata invivibile e orribile, la neve sarebbe stata meglio.

    Ciao Kri, Linda

  2. Stravolti Sguardi Smarriti

    Persi in una vita di duro rispetto

    che hanno saputo ingerire terra e vergogna

    che hanno saputo sfamarsi di niente o non del nulla

    se non di una preghiera che li colmasse

    di speranze immaginarie e di letti caldi e fiabeschi.

    C’è chi non sa quanto possano essere lancinanti

    quei crampi che incidono la bocca dello stomaco e del cuore

    che difendono con gli artigli

    graffiando le pareti che si sciolgono nei succhi gastrici

    C’è chi non sa quanto il respiro possa diventar pesante

    annaspante di palpitazioni ritmiche incalzanti

    che sollevano e inarcano petti stanchi morti

    che si lasciano inerti naufragare d’immensi desideri

    Ma c’è chi non sa che questi sguardi stravolti

    hanno il cuore e l’anima

    che si possono avvolgere e sfamare

    di nuovi battiti del tuo calore

    che del loro sogno hanno fatto permanenza

    di ricordi passati in procinto di dolenza

    Quindi tu non sai che

    anche se è stato pur breve

    per quello sguardo guardarti

    quell’attimo è e sarà tutta la vita vissuta

    in un sol battito di ciglio

    In quel sogno forse mai sognato

    in quel sorriso mai avuto

    in quel pezzo di pane mai mangiato

    in quella carezza putrefatta

    Ebbene si

    gli sguardi smarriti infrangono nella mente

    dopo l’istante di una pace apparentemente placata

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