Here comes the rainbow


Ok ci provo e che la Dea me la mandi buona. Innanzitutto una precisazione: quello di cui vi sto parlando è la versione di In rainbows che si poteva scaricare facendo un’offerta libera. In realtà l’opera l’avranno quei pochi che hanno ordinato un pacchetto completo di due cd più vinile. Spero che il secondo cd prima o poi riesca a giungermi tra le mani in un modo o nell’altro. Si, ce la farò, statene certi, e lo saprete. Detto questo posso dire che è finalmente arrivato il sole in casa Radiohead. Alt, buoni, fermi li. Non ho detto che sono diventati un’altra band che affermano che  la vita è bella e cose di questo tipo. NO. L’impressione che ho ricevuto da questo "Nell’arcobaleno", mai titolo fu più azzeccato, è quella di una serenità e una semplicità inaudita finora. E’ un disco zen: c’è l’arte di rendere le canzoni in maniera che anche i passi più difficili sembrano natuali, sembrano appunto semplici. Si parte con 15 step. Ritmo allegro e scanzonato, brano volutamente giocoso tanto di bambini che ridono che richiamano alla mente, in me, l’ultimo giorno di scuola. Nude è dolce, una carezza lieve e soffice, un sorriso accattivante, la luce negli occhi. C’è un tono intimo e caldo, suadente. Continuo a trovare conferma di questa sorta di solarità anche in Weird Fishes/Arpeggi. Thom Yorke in questo disco ha una voce splendida, canta senza molte difficoltà. Si arriva a All I need. Quanto mi piaccia questa canzone l’avete capito dal fatto che è finita come sottofondo qui dentro. E’ amore, è dolcezza, è l’essere umano con la sua fragilità e il coraggio di dire: "sei tutto quello di cui ho bisogno". E la fine, la fine. Non si è sicuri di nulla. E’ tutto sbagliato, tutto giusto, tutto sbagliato, tutto…<br />
Dopo un brano così intenso ci vuole qualcosa che faccia da cuscinetto e Faust Arp è perfetta. Un brano giocato tra voce, chitarra e archi. Molto pacato tranquillo e si prosegue. Reckoner e qui lui canta da dio. Finalmente la sua voce come la Dea comanda, come sa cantare. Sia House of card che Jigsaw sono le canzoni che mi sono arrivate meno dentro soprattutto se poi si pensa che alla fine c’è quel gioiellino di Videotape. Ancora una volta l’autore si immedesima in un uomo estremamente fragile che ha avuto tutto dalla vita e adesso che è agli sgoccioli, non riesce a dire addio. Non riesce a lasciare andare e lasciarsi andare. Allora escogita lo stratagemma della registrazione video, della videocassetta. L’incedere è lento ed elegante: inizia in sordina con il solo piano e voce. Tutto scorre, avanza e si inserisce piano piano la batteria. Si tratta di un disco perfetto. Un disco in cui sono presenti tutte le sfumature, tutte le gamme di colori dei sentimenti umani dalla gioia, al dolore, dalla serenità, la passione, l’amore e la perdita. Tutto è compiuto eppure rimane la sensazione di incopiutezza. Come per la vita di ognuno di noi…
(lo sapevo che non ce la facevo a descrivervelo come si deve uff)

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

13 Risposte a “Here comes the rainbow”

  1. Non è così male, dai 😉 purtroppo non ho sentito quello che hai sentito tu, ascoltandolo.. Il sole. E’ tanto lontano da quello che ho sentito io.. Forse solo parlandone meglio capirei

  2. Ci sono molti modi per descrivere un disco…quasi tutti sbagliati. Tranne uno,farlo con il cuore, come hai fatto tu. Brava!

    Ps. stiamo parlando di un disco dei Radiohead…cosa ci può essere di più stupido che descriverlo razionalmente?

  3. nn grido al miracolo.

    ma…si, di una una “carezza sussurrata” ne avevo davvero bisogno.

    bravi radiohead.

  4. Prova a riprendere i contatti con chi ti ha già pubblicato, ad esempio inviando proprio questa recensione. Secondo me, varrebbe la pena provare 🙂

    A.

  5. No beh Subway così è esagerato. E’ palese che l’atmosfera in Amnesiac sia triste. E’ proprio palpabile. Ecco vediamo se riesco a essere più chiara: in questo disco non ho trovato nè l’atmosfera algida e di disagio interiore di Kid A nè quella luttosa di Amnesiac. Stiamo proprio ad altri livelli. E’ come il sole dopo la tempesta. Non so perchè ma l’acqua ce l’ho sentita solo in una canzone: House of card. E basta.

  6. L’ho fatto in passato e sono pure stata pubblicata. Ho smesso perchè la vita mi ha inghiottito, come mio solito, e perchè ho perso il giro. Ma la passione è rimasta intatta. E adesso ringrazio internet, e splinder, che mi da la possibilità di riprendere a pubblicare.

  7. Il punto è che quando si fanno riferimenti abbastanza espliciti all’acqua e mai alla luce del sole, non si può pensare direttamente al fuoco. Nulla lo vieta, però devi ammettere che è strana come cosa.

    Se lasciamo tutto alla propria sensibilità persino Amnesiac può sembrare un disco da mettere ad una festa di carnevale, anche se è un funerale dall’inizio alla fine.

  8. Hai mai pensato di inviare le tue recensioni musicali a riviste specializzate?

    Vi riconosco qualità non comuni di scrittura e di sensibilità artistica.

    A.

  9. Secondo me bisogna partire dal presupposto che quando si parla di arte, e In rainbows penso siamo tutti d’accordo nel considerarlo tale, non è possibile definire come assolute le impressioni che se ne ricavano. Ci sono milioni di In rainbows, ognuno di coloro che lo ha ascoltato avrebbe potenzialmente da fare una recensione diversa da quella degli altri, perché, fortunatamente, ognuno di noi è unico, uniche le nostre esperienze e le nostre orecchie.

    Da parte mia posso dire che concordo con Subway05 con la sensazione acquatica, che, sospesa nell’aria, e incontrando la luce di cui parla Krishel, ci ha donato questi meravigliosi arcobaleni.

  10. Ieri avevo letto. Però lo sai, ormai. C’è più consapevolezza ma le nubi non se ne sono andate. Non c’è il sole, casomai c’è tanta pioggia e ogni tanto un timido arcobaleno. Sei l’unica ad averci trovato del “sole”, tra le persone che ho sentito, le altre concordano tutte sull’acqua. Da Weird Fishes al finale di Nude (che mi confermano trattasi della Sirenetta, in realtà), e al “we separate like ripples on a black shore”. La presenza dell’acqua è palese. E poi non ricordo se avevi letto la recensione di Rock Bottom di Robert Wyatt nella sezione Panopticon, è un album che ha influenzato molto sia Amnesiac sia questo (e Thom cita infatti Wyatt sul DeadAirSpace)

  11. E’una bellissima recensione, mi trova d’accordo quasi in tutto, mi piace proprio..

    E il senso di incompiutezza che hai descritto, in fondo è ciò che mi porta a riascoltarlo. Un po’ come diceva Oscar Wilde della sigaretta. E’ il prototipo del piacere perfetto: è squisita e lascia insoddisfatti.

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