Forever lost

Avvertenze per l’uso: Forever Lost è una mia fiction dedicata a Fringe. E’ ambientata a cavallo tra la terza e la quarta stagione. Quindi se non siete a pari con la serie non la leggete perchè contiene un casino di anticipazioni sugli eventi. Se invece siete a pari allora continuate pure. E’ la prima fan fiction che scrivo e forse pure l’unica. I don’t know.


Capitolo 1
Buio.
Silenzio.
L’ultima cosa che Peter ricordava era di star parlando con i due Walter, dopo la creazione del ponte tra i due universi. E dopo più nulla.
Non era neanche sicuro di trovarsi in un punto preciso. Tutto quello che gli mancava erano punti di riferimento, sensazioni tattili, persino il rumore del suo respiro. Qualsiasi cosa gli indicasse che era vivo e vegeto e che potesse rivelare dove si trovava.
Improvvisamente un flusso di ricordi lo investì violento nella sua mente. Si trattava dell’ultima giornata che aveva vissuto.
La macchina era entrata in funzione alle 6:02 del mattino, senza la sua presenza. Walternate aveva trovato il modo di attivarla senza di lui, evidentemente. Aveva cercato inutilmente di rientrare nella macchina ed era stato respinto.
Non gli era chiaro il perchè. Si era svegliato in ospedale, nessuno era accanto a lui e non era certo di dove si trovasse. Era convinto di essere a casa, nel suo universo, doveva dirigersi a Liberty Island e parlare con suo padre, il Segretario della Difesa Walter Bishop.
Rivedendo quegli eventi si chiese perchè fosse così confuso. Forse la macchina aveva cancellato i suoi ricordi degli ultimi anni, la sua consapevolezza di non trovarsi over there. E quando l’agente gli aveva sbarrato la strada per poco non aveva reagito come al suo solito, con aggressività. Le immagini nella sua mente subirono un’accelerata e lo riportarono al momento in cui Olive forzava la macchina per farlo entrare. Era combattuto e spaventato, nello stesso tempo sapeva di non poter far altro che entrare nella macchina e tentare di risolvere la situazione. Ammesso che si possa farlo. Le visioni del futuro, la gioia di vedere Olivia e lui sposati da anni, la tristezza di Walter dietro le sbarre e così minato nella sua salute. E poi… qualcosa che non avrebbe mai voluto rivivere. La disperazione di sapere Olivia morta mentre lui era altrove. Se le avesse detto dove era andato, se fosse rimasto con lei, mille domande che gli trafiggevano il cuore. Domande che non avrebbero mai ricevuto risposta. Le aveva promesso che l’avrebbe protetta sempre, non importava quanto fosse stato difficile. Aveva fallito e lei era morta. E poi Walter con la sua idea di riscrivere la storia, fare una scelta diversa. L’unica scelta possibile: unire i due universi.

Si rivide in mezzo ai due Walter con le mani sul petto e la sua voce risuona nella testa:
“Ho visto com’è l’Apocalisse. Ed è peggio di quanto potreste minimamente immaginare. Questa non è una guerra che può essere vinta. I nostri mondi sono inestricabili. Se muore un Universo, moriamo tutti. Percio’ ho creato aperture in entrambi gli universi,e tutte conducono qui, in questa stanza.Un ponte, cosi’ potremo iniziare a lavorare insieme per riparare…

Buio.
Silenzio.
Nessun punto di riferimento.
Sono ancora vivo?
Dove sono?

Capitolo 2

Un raggio di sole filtra dalla finestra. Mi risveglio lentamente e Olivia si trova tra le mie braccia. Mi sorride, deve essere sveglia da un po’ di tempo. Sono confuso ma sorrido e le dico: “buongiorno hon”. La stringo ancora di più tra le mie braccia.
– Da quanto tempo sei sveglia?
– Pochi minuti. Ho cercato di muovermi il più delicatamente possibile per non svegliarti. Adoro osservarti mentre dormi.
– Piace molto anche a me vederti dormire. Sei così tranquilla, è raro vederti così di giorno.
Il suo sguardo improvvisamente diventa triste. Scuoto la testa e dico: – Che succede? Qual’è il problema?
Olivia con un tono di voce serissimo mi risponde: – Stai vagando al buio perchè ancora non hai capito. Sei tu il problema, Peter, stai pensando troppo. Apri la mente.
Mi risveglio bruscamente. Avevo sognato, il primo debole segnale che sono vivo.
Lentamente mi accorgo che il raggio di sole del sogno non era altro che un riflesso, lontano da me.
– Ehi, c’è qualcuno qui? Mi sentite? – la mia voce risuona strana alle orecchie. La sensazione di star fluttuando, di non aver punti di riferimento erano cessati non appena avevo visto quel riflesso e, finalmente, avrei capito, avrei saputo dov’ero. Mi avvicino e mi trovo di fronte a una porta bianca poco distante, c’è un interruttore, provo a premerlo nella speranza di diradare le tenebre in cui ero avvolto poco tempo prima. Sento il rumore dei neon che partono e pochi istanti dopo finalmente posso vedere. Sono a Liberty Island. La macchina è a poca distanza da me, dalla porta. Le apparecchiature che servivano per monitorarle sono ancora in funzione ma non c’è nessuno. Ci sono solo io.
Che diavolo è successo? Dove sono finiti tutti?
Esito indeciso sul da farsi. Avanti, Peter, apri la porta, la verità non può essere così brutta.
L’aria è fresca, sembra pulita, priva di inquinamento. Non sembrano esserci segni di tecnologia intorno a me, il cielo è stellato. Rimarrei a fissarlo incantato se non fossi spinto dalla curiosità di sapere dove mi trovo. Sento delle voci in lontananza e scopro che sono quelle degli osservatori. Che ci fanno qui? Li conto mentalmente. Undici. Istintivamente mi avvicinerei per sentire meglio cosa si stanno dicendo, ma temo di venire scoperto. Ritorno dentro, l’aria è troppo fredda per i miei gusti e non sono sufficientemente coperto. Comincio a fare l’inventario di quello che ho a mia disposizione. Mi serve acqua e cibo e uno specchio per vedere in che condizioni sono. Spero di non essere ferito, spero che i tagli nella testa si siano rimarginati e non riaperti. Continuo a girarmi intorno. Ho trovato un bagno dove rinfrescarmi e quando vedo il mio riflesso per poco non mi metto a urlare. Ho i capelli e la barba lunga. Da quanto tempo mi trovo qui? Ripenso alle parole di Olivia nel sogno.
Ho capito tutto ora.
E adesso so dove mi trovo.

Capitolo 3

Ancora una volta sento il rumore dei neon che partono e mi ritrovo a fissare me stesso, ancora connesso alla macchina. Da quanto tempo sono fisso qui? Non ha importanza ora.
Ho gli occhi aperti e sto fissando me stesso invecchiato. Improvvisamente la macchina si ferma e mi lascia libero, ma so che tutto questo è opera mia. Anche trovarmi di fronte a una mia versione invecchiata lo è. Aveva ragione Walter, anche se non immaginava affatto che suo figlio potesse averne le prove tangibili: il tempo è una questione di semantica.
– Mi dispiace che tu debba apprenderlo in maniera così brusca, ma siamo rimasti solo noi due. La creazione del ponte non è stata sufficiente a riparare i danni. Guarda tu stesso cosa è accaduto.
Provo ad aprire la porta per uscire da quella stanza e mi accorgo che è bloccata. Cerco un posto dove posso osservare meglio da lontano.
Con orrore fisso lo skyline di New York… ed è interamente ricoperto d’ambra. Ritorno alla macchina e al me stesso invecchiato, in preda al terrore.
– Che cosa è successo? Volevo risolvere i problemi dei due universi, non peggiorarli!
– E’ il tuo futuro, uno dei tanti. Se si realizzerà o meno, dipende da te. Tutto è sempre dipeso da te, Peter.

Riapro gli occhi e con mio sgomento mi accorgo che davvero sono ancora connesso alla macchina. Ripenso alle mie ultime parole. Se quello che è accaduto è sempre stata opera mia posso agire in modo che non si verifichi. Ma come? Come posso impedirlo? Questa volta ho bisogno di aiuto, non posso fare tutto da solo. Sono sicuro che Walter mi darà una mano.
Lo vedo, è nel laboratorio, ma non è come l’ho sempre visto, è diverso. Non importa, devo farmi vedere da lui. Peter, piantala. Sai che puoi fare quello che vuoi, è ora di finirla con il vecchio sistema di pensiero. Vuoi parlare con Walter? Fallo, niente scuse.
Sembra che non possa apparire in carne ed ossa, ma solo attraverso superfici riflettenti. Non mi farò fermare per così poco, non quando la posta in gioco è tremendamente alta. Riuscirò a comunicare con lui nonostante tutto. La prima volta che mi ha visto aveva uno sguardo allucinato, come se non mi riconoscesse. Si è andato a rifugiare nella vecchia vasca di deprivazione sensoriale.
– C’era un uomo nello specchio.
Si, Walter, sono io, non mi riconosci? Sono tuo figlio. Poi vedo che si rivolge ad Astrid con tono arrabbiato.
– C’era un altro uomo. Prima era qui, poi è sparito. Io l’ho visto.
Certo che l’hai visto. Per favore Walter non essere testardo. Sono sempre io, tuo figlio, non mi riconosci?
Un salto nel tempo ed è notte. Finalmente Walter è solo, potremo parlare tranquillamente. Mi faccio avanti:
– Walter sono qui, mi puoi sentire? Ti prego ascoltami, sono qui di fronte a te. Puoi sentirmi? Ti prego, aiutami.
Ancora una volta si comporta come se non mi avesse mai conosciuto…

Capitolo 4

Ho perso la cognizione del tempo. Abbandonato a me stesso e alla mia coscienza ormai il tempo non è più importante. Penso e ripenso a quello che ho visto, al futuro che non voglio rendere reale. Ho tentato più volte di raggiungere Walter senza alcun successo. Pensavo che se mi fossi fatto sentire di giorno, proprio davanti a Broyles forse mi avrebbe dato retta. Invece non ho fatto altro che peggiorare le cose. Voglio solo tornare a casa, adesso. Buffo. Dopo anni passati a scappare da tutto e da tutti, finalmente avevo trovato un posto che potevo chiamare casa. Non era il posto, erano le persone. Avevo imparato ad amare Walter nonostante tutto, nonostante la scoperta di non essere di questo universo e le bugie che mi ha detto. Alla fine ho compreso le sue ragioni. Ho capito che avevo di fronte un uomo incapace di lasciare andare suo figlio. E poi c’era lei. Olivia. Il mio porto sicuro, la donna della mia vita. Tutto quello che avevo cercato disperatamente, l’avevo trovato in lei finalmente. Evidentemente però non scelgo mai la strada facile. Un suono di passi mi distoglie dai miei pensieri. Non riesco a vedere chiaramente a chi appartengono ma una voce familiare mi parla.
– Vediamo se hai davvero imparato la lezione, Peter.
Mi giro nella direzione della voce e presto mi accorgo che apparteneva a Olivia. No, non è lei. Lo posso vedere dagli occhi che non è lei.
– Pensavo di aver già superato da un pezzo il test per riconoscere la vera Olivia, e tu non lo sei.
Un cambio di immagine repentino. Cappotto nero, guanti di pelle, una luce glaciale, indifferente negli occhi. E’ il mio volto ma allo stesso tempo non lo è. Non mi riconosco.
– Tu sei me ma non credo di conoscerti. Chi sei?
– Yin and Yang, Peter. Non può esistere la luce senza l’ombra. Sei sicuro di non conoscermi?
Una strana sensazione di fa strada, strisciante, dentro me. Non siamo nella mia mente. Dove sono? Possibile che adesso davvero non abbia nessun limite d’azione? So dove mi trovo, io ora sono…
– Nella mente di Olivia, si, Peter. Sei in un suo sogno. Attento a come ti muovi o non vorrai che la tua bella abbia dei problemi. Pensavate davvero che tutto fosse andato liscio da quella volta?
So a cosa si sta riferendo. Poco tempo prima dell’attivazione della macchina Walter e io siamo entrati nella coscienza di Liv per recuperarla.
– Cosa intendi dire?
Non ricevo risposta. Solo una risata che risuona agghiacciante alle mie orecchie.
– Non hai passato il test, Peter. Ma tranquillo, presto comprenderai tutto. Quando vedrai con i tuoi occhi come lei sta agendo ora, capirai cosa intendevo dire.
– Se le stai facendo del male giuro che…
Altra risata. – Non posso nuocerle più di quanto non abbia già fatto tu stesso, Peter. Io sono te. D’accordo sono una parte che non conosci, il tuo lato più nascosto. Ricordi? Ci siamo conosciuti la prima volta che hai avuto a che fare con la macchina. Ero io ad agire e, credimi, è stato un vero piacere. A presto, Peter.
Si avvicina ancora di più, sorride e annuisce.
– Non sei stupido, solo lento ad accettare la verità. La prossima volta mi riconoscerai, ne sono sicuro.
Ora sono nel laboratorio di Walter ma non c’è nessuno. La macchina non mi serve più. Ho capito che posso fare tutto da solo. Convincere Olivia ad ascoltarmi sarà un compito più difficile del previsto ma se davvero posso entrare nei suoi sogni, allora potrò giocarmi questa carta. Lentamente scrivo un’equazione sulla lavagna, devo calcolare attentamente ogni istante. Ricreare l’ambientazione perfetta, solo così potrò parlarle  serenamente. Davvero, Peter? E’ davvero questo che vuoi? Spaventarla a morte su un futuro che non sai se si realizzerà? Sono stanco di fluttuare in un limbo senza poter agire, senza poter rivedere le persone che amo. Ho bisogno di Walter ma più di tutti ho bisogno di rivedere Olive. Il suo sorriso, il suo profumo, il calore del suo corpo addormentato contro il mio…
Se le rivelo tutto quello che ho capito finora forse non sarà così spaventata quando le dirò del futuro. Lei sarà più disposta ad ascoltarmi di Walter? Lo spero.
Ed è tutto ciò che mi è rimasto ora…

Capitolo 5

Sono nel bel mezzo di una foresta e sto giocando a nascondino con la piccola Olive. E’ una bambina dolcissima e mi si stringe il cuore al pensiero di come è cresciuta, di quanto ha dovuto patire nella sua vita, a cominciare dagli esperimenti con il cortexiphan. Ricordo ancora il giorno in cui ho scoperto quanto era coinvolto Walter in tutta quella storia. L’ho odiato tanto e adesso invece non posso fare a meno di pensare a lui. Era tutto quello che mi era rimasto della mia famiglia. Ci sono istanti in cui mi sembra di vivere come se ancora avessi un corpo. Sento una stanchezza che è impossibile da provare in questo limbo. Diventa sempre più chiaro alla mia mente che tutto ciò che penso, tutto ciò che creo è reale. Ancora una volta cerco di parlare con Olivia nei suoi sogni ma mi sfugge. Al suo posto c’è questa bimba che ha solo voglia di giocare. Dove ti nascondi Liv? Perchè non riesco a raggiungerti? Anche lei si sta comportando in modo diverso da quello che mi aspettavo. Provo ancora una volta a raggiungerla. Le ho inviato un messaggio comprensibile solo per lei e ho fatto in modo che ci incontrassimo in un locale, una sorta di zona franca creata pescando dai suoi ricordi e dai miei. Ogni volta che entro spero sempre che sia la volta buona, che sia disposta ad ascoltarmi. Appeso alla porta di entrata c’è un vecchio scacciaspiriti che rimanda un suono armonioso ogni volta che la porta si apre. Quel suono è il simbolo tangibile della mia speranza di incontrarla. Finalmente Olivia è entrata e sta cercando qualcuno. Mi guarda negli occhi. Io sorrido. Il mio è un sorriso stanco di un messaggero che ha atteso troppo a lungo una risposta. Lei si siede di fronte a me, il suo sguardo rivela curiosità, non sa perchè è qui.
– C’è voluto molto tempo per trovarti.
Il suo sguardo è dolorosamente glaciale. E’ come se non mi conoscesse.
– Eri tu che giocavi con me nella foresta?
Annuisco.
Olivia ha le braccia conserte di fronte al petto. E’ un chiaro segno di diffidenza da parte sua. Perdonami sweetheart, non volevo arrivare a questo. La guardo direttamente negli occhi e con il tono di voce basso, calmo le dico:
– Ti sei nascosta così a lungo ma non ho mai smesso di cercarti. Devo tornare a casa ma prima di farlo devo dirti molte cose. Ancora non so se ho tutto il tempo necessario.
Quest’ultima frase attira la sua attenzione. Improvvisamente mi porge un foglio. Sembra ci sia scritto qualcosa ma non riesco a leggerlo. Le sfioro leggermente la mano.
– Ho una storia da raccontarti, hon, Non puoi aver dimenticato tutto. Vieni con me. Avanti, non voglio farti del male, vieni.
Cerco di mettere in ordine nei miei pensieri in modo da non spaventarla troppo. Comincio il racconto dal giorno in cui lei è venuta a scovarmi in Iraq. E’ cambiato tutto quel giorno, anche se allora ne ero inconsapevole. Ora so che è così. So che così doveva essere.
Inizia la strenua lotta contro il suo ciclo sonno veglia. Ogni volta che lei dorme e sogna io sono li, con il mio racconto. Non risparmio nemmeno una briciola della mia energia. So che da questo dipende la sorte degli universi. Devo stare attento a non pensarci subito, voglio che arrivi a fidarsi di me. Sono stanco, così non può continuare. Non posso continuare a vagare al confine della realtà. Se veramente sono in grado di fare qualsiasi cosa, allora devo trovare il modo per tornare.

Capitolo 6

E’ l’alba. E’ il momento preferito di Olivia, quando il mondo sembra pieno di promesse. Guardarla dormire, da sola nel suo letto, è nello stesso tempo così bello e così triste.
Non ho ancora trovato il modo per rendermi stabile in questo mondo, per ora vago qua e la alla ricerca di un punto, di un varco da dove passare. Per ora sono semplicemente una sfera di luce e di energia, è tutto quello che riesco a fare. Togliersi da dosso un sistema di pensiero non è così semplice come pensavo, evidentemente.
Mi avvicino lentamente a Liv, non voglio disturbare il suo sonno. Improvvisamente il suono della sveglia, lei mi vede e reagisce spaventata, mi punta addosso la pistola. Ti prego Olive, non aver paura. Sono io, hon, non ti farei mai del male. Cerco di sfiorarla con una mano ma vedo che questo non fa altro che rendere più acuta la sua paura. Con la coda dell’occhio intravedo una sagoma ma non riesco a distinguerla bene. Esco dalla stanza, ritornerò di nuovo da lei. Mi dirigo in laboratorio. Poco dopo la vedo entrare e parlare con Walter. Lui è alle prese con un suo esperimento. E’ bello vederlo così impegnato anche se l’ho criticato spesso per questo. Lo sento chiedere a Olivia:
– Hai fatto altri sogni? Si è manifestato di nuovo?
– No. Ma qualcos’altro l’ha fatto. Stamattina, quando mi sono svegliata, c’era una sorta di forma di energia che fluttuava sopra il mio letto. Emetteva una sorta di ronzio. Sembrava, o meglio, era molto potente. Mi ha toccato.
Mentre lo dice si toglie la giacca, alza la manica destra della camicia e sulla sua pelle ci sono segni di un’ustione. Di nuovo quella sagoma ma ora la distinguo meglio. Sono io, vestito interamente di nero, con il cappuccio alzato. Vedo il suo volto sorridermi compiaciuto del risultato. Buon Dio, Olivia che ti ho fatto? Questo non doveva succedere. Non volevo farti del male, io non volevo! Io volevo solo… Peter non perdere la calma ora, non ti serve a niente. Astrid e Olivia sono tornate ad analizzare la casa per vedere cosa è successo. Sono ancora li, mi aggiro per trovare un modo per parlarle. Questa volta starò molto attento a non sfiorarla, non voglio che si bruci ancora una volta. Però posso toccare gli oggetti, muoverli a mio piacimento. Improvvisamente vedo che si dirige verso il bagno. Riproviamo. Attento Peter, non devi farle del male, lui non deve avere spazio d’azione. Ancora una volta vengono fuori tutti i problemi che ho per fissarmi in questa realtà. Attiro a me ogni oggetto magnetico ma mi ritrovo al punto di partenza. E quel che è peggio sto spaventando ulteriormente Olivia. Quella sagoma nera ancora una volta, solo che questa volta mi lancio al suo inseguimento. Devo impedirgli di seguire Olivia, può solo farle del male. Dove sei? Non puoi nasconderti a me. Sono vicino ad un bar. Walter e Olivia stanno prendendo qualcosa. Quanto vorrei farlo anch’io ma dubito che servano da bere a una presenza. Li osservo da lontano e non posso fare a meno di sorridere. Mi ricordo quante volte ho portato Walter fuori a prendere da bere. Un milkshake per lui e qualcosa di più forte per me. E’ bello vederli così rilassati. Vedo di nuovo il mio doppio. Ora capisco perchè non riesco ad essere stabile. Sta creando interferenze con il mio lavoro e quel che è peggio sta spaventando degli innocenti. Olivia sta per essere investita, corri Peter, fermalo! E’ svanito nel nulla ma lei è salva. Non capisco, perchè si comporta così? Ripenso alle sue parole e un brivido mi assale, gelido. Lui è me e a questo non c’è rimedio. Però posso rendergli la vita difficile. Nessuno può fermarmi quando si tratta di difendere le persone che amo. Mi lancio all’inseguimento della mia ombra. Devo impedirgli di fare del male a Walter e Olivia. Anche lui non mostra di avere limiti. Come potrebbbe? Lui è me. Solo io posso fermarlo. Non importa se non tornerò mai più, non importa. Vedo che si sta aggirando ancora una volta nei pressi di Olive. Sto per agire per fermarlo ma il grido di una delle persone presenti della hall gli impedisce di agire come vorrebbe. Osservo quell’uomo da lontano. Deve essere uno come Olivia, un altro soggetto dell’esperimento del cortexiphan. Brava, hon, non avrei potuto escogitare di meglio. Ti aiuterò come posso. Tutto si fa confuso ora. Sono vicino a un generatore di energia e Olivia è di fronte a me. Non so come ci sono arrivato, forse ho cercato di impedire al mio io oscuro di farle del male. Non ricordo. Sto perdendo la mia consapevolezza di poter fare tutto, mi sto perdendo. Non potrò più proteggerli da lui… Acqua. Sono completamente immerso, se non riaffioro annegherò. Il rumore del mio corpo, il mio annaspare in cerca di ossigeno, il freddo improvviso. Non sto più fluttuando, queste sono sensazioni reali, finalmente. Improvvisamente tutto diviene buio e perdo lucidità. Stavolta è così dolce lasciar andare il corpo soprattutto adesso che so di averne uno. Sono così stanco. Una voce dal tono aggressivo mi riprende:
– Avanti soldato, non mi mollerai proprio ora!
Con le poche forze che ancora mi rimangono, mi giro e vedo la mia metà oscura che sorride.
– Mi servi più da vivo che da morto, Peter. Ricordi? Sono sempre te. Puoi scappare quanto vuoi dalla verità ma alla fine dovrai affrontarmi.
Un uomo mi tira fuori dall’acqua. E’ gentile con me. Vengo portato in ospedale, i medici sono preoccupati, pare che nel trasporto io abbia mostrato segni di squilibrio, di delirio puro. Sono perfettamente lucido.
Sono girato verso la finestra. Ha le tende chiuse, hanno paura di mostrarmi la realta per caso? Quanto può essere terribile? Più di quanto ho già visto? Sento dei rumori di passi, qualcuno sta entrando. Mi giro in direzione della porta…
– Olivia. Grazie a Dio sei qui.
La sua espressione del volto è imperturbabile, sembra non riconoscermi.
– Chi sei?

FINE.

4 Risposte a “Forever lost”

  1. Tesora, non ti ho ancora commentato qui, ma sai quanto ho amato questo tuo bellissimo racconto su Fringe.E' la perfetta unione tra terza e quarta stagione e le emozioni di Peter si sentono tutte!

  2. Lascio solo un saluto…non la leggo, anche se muoio dalla voglia di curiosare.Sono ancora alla seconda serie, quindi… (a proposito, grazie, è bellissima).

  3. Krishel, Lost non l'ho mai visto, scusami… ma un salutino, te lo volevo lasciare. Questo è il tuo sito ufficiale, cos' posso linkarti. Un bacione

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