«Il destino dell’"Everyman" di Roth si delinea dal primo sconvolgente incontro con la morte sulle spiagge idilliache delle sue estati di bambino, attraverso le prove familiari e i successi professionali della vigorosa maturità, fino alla vecchiaia, straziata dall’osservazione del deterioramento patito dai suoi coetanei e funestata dai suoi stessi tormenti fisici. Pubblicitario di successo presso un’agenzia newyorkese, è padre di due figli di primo letto, che lo disprezzano, e di una figlia nata dal secondo matrimonio, che invece lo adora. E l’amatissimo fratello di un uomo buono la cui prestanza fisica giunge a suscitare la sua più aspra invidia, ed è l’ex marito di tre donne diversissime tra loro, con ciascuna delle quali ha mandato a monte un matrimonio. In definitiva, è un uomo che è diventato ciò che non vuole essere. »(da ibs) E’ un libro molto fisico, incentrato sul corpo umano, sulla sua caducità. La percezione che ho avuto di questo libro è che fosse l’espressione pura delle riflessioni dell’autore sulla vita e sulla morte. Philip Roth ha 74 anni quando scrive questo libro e si sente tutta l’inesorabilità del tempo che passa, degli errori umani fatti, dei rimpianti, del passato che non può più tornare. Ma anche della vita che va avanti, nonostante tutto. <