And I will what I can do in Verona.

Faccio una doppia premessa per spiegarvi meglio la situazione e la sensazione iniziale che ho avuto: Peter è influenzato. Quindi vocalmente non è al massimo della forma. E si è temuto sin dall’inizio che ci potessero essere dei problemi. Seconda premessa: la casa discografica di Peter ha messo in vendita dei biglietti più cari, con la possiblità di assistere alle prove. Ovviamente non me lo sono potuto permettere, invece Davide da subito li ha presi. Ovviamente dopo le prove abbiamo chiesto a chi ha assistito che brani ha fatto. E c’è stato un titolo, un titolo che non appena si è saputo ha fatto il giro delle persone che erano li con me ad aspettare. Si tratta di una delle canzoni che Peter ha portato meno dal vivo. Quindi l’emozione che ho provato ieri sera, sentendola finalmente dopo 24 anni che amo quest’uomo, l’hanno provata tanti, tantissimi fan come me. Il concerto è composto da due parti. La prima in cui Peter ripropone per intero la nuova opera Scratch my back. All’inizio Peter ha calibrato le forze vocali, si sentiva che era molto in difficoltà, in alcuni momenti la voce non arrivava proprio sovrastata com’era dall’orchestra. Molti i momenti toccanti della serata: la potente My body is a cage, che potete sentire nel video, con il suo finale micidiale. Quel “set my body free, set my spirit free” che ha il potere di uccidermi ogni volta che lo sento. Philadelphia con la sua totale dolore mestizia. Gli schermi rimandano le immagini di un corridoio con un segnale di uscita. Un modo molto lieve per simboleggiare la dipartita dal mondo. Mentre la cantavo ho alzato gli occhi al cielo e l’ho dedicata alle mie due stelle lassù, spero abbiano gradito. Per alleggerire il peso arriva The book of love con la sua storia. Il video ci mostra un Peter come omino stilizzato che prende quel libro e se lo studia. Quando il testo recita: “the book of love has music in it” il video ci rimanda la versione in miniatura della classica band di Gabriel con Levin, Rhodes e Lynch… sorrido. Ha trovato comunque un modo di portarli dietro con se, anche se in effigie. Vado a sensazione non in ordine di brano, a seconda di quello che mi ha colpito di più. Listening Wind: suggestivo il trucco del fumo per simboleggiare il vento, suggestivo il video che ci rimanda una famiglia sottoposta al moderno scanner di controllo degli aeroporti. Ho idea che Peter sia uno di quelli che non ama molto quella forma di controllo. Toccante, intensa e straziante la minimale Street Spirit e quando finisce pensi: “ok ora c’è la pausa di quindici minuti poi riprende con a seconda parte dove esegue i suoi brani in versione orchestrale”. Invece Peter esce e ci dice: “ancora una canzone: Wallflower.” Ho cacciato un urlo di quelli assurdi. Se eravate al’Arena in zona Platea mi avete sentito di sicuro. Wallflower. L’ha fatta, ed ero li per sentirla. Le lacrime che scendevano già mentre la sussurravo tra me e me, lacrime di gioia per poter sentire finalmente dal vivo quella frase: “And I will do what I can do”. Grazie. Grazie. Grazie!! Ma ancora non è finita. Quindici minuti di pausa, poi si riprende. Col botto ovviamente e con un Peter decisamente più tranquillo e sicuro dei suoi mezzi vocali: San Jacinto. E quando diavolo mi ricapiterà nella vita di sentire nella stessa serata i miei due brani preferiti in assoluto di Peter Gabriel? Credo mai. San Jacinto con la sua storia di iniziazione, San Jacinto con la sua bellezza, San Jacinto con il suo finale da trance secca. Ero nell’arena di Verona. Ero ovunque. Altro particolare della serata: sentire i due brani che per atmosfera, per i sentimenti in gioco descritti, per la musica anche io considero un po’ madre e figlia:  ossia Intruder e Darkness. Sono state eseguite al contrario nella serata prima la figlia. La canzone sulla paura che non deve bloccarci perchè… “And the monster I was so afraid of, is curled up on the floor jus like a baby boy” (e il mostro di cui avevo così paura era rannicchiato sul pavimento come un bimbo piccolo). L’ensemble orchestrale ha fin qui svolto un egregio compito ma con Intruder  secondo me si sono veramente superati. Hanno dato al brano un piglio davvero luciferino. Intruder si è aggiornata. Non è più l’uomo che si introduce si soppiatto nelle case altrui, si è trasformato nelle telecamere. Sono ovunque e possono spiarci quando e come vogliono a nostra insaputa. L’intruso arriva a casa nostra anche sottoforma di una innocua mail.  Altra gradita sorpresa: The drop. E anche li sono crollata di botto. Amo profondamente questo brano per il suo essere infinitamente forte e fragile nello stesso tempo. Ancora una volta Peter ci sorprende. All’inizio racconta di una storia di un esperimento in una fattoria in cui una cella da sola non può fare nulla ma insieme ad altre è capace di raccogliere un quantitativo enorme di energia grazie al sole. Lui fa il traslato con le persone. Da soli siamo poco ma se comunichiamo possiamo davvero fare qualcosa. E arriva Signal to noise. Con la sua forza, la sua potenza. Alla fine si tratta di quello: ricevi e trasmetti. C’era energia pura nell’aria mentre veniva suonata. Molto belle sia Mercy Street che Blood of Eden. Finisce il concerto. “Security curtain…” ad un certo punto sul video compare un post-it dove qualcuno scrive: Encore? 🙂 Dopo averlo scritto le mani cominciano a mimare l’applauso. Non ce la facciamo dire due volte: il pubblico risponde, me compresa, facendo un casino boia. Tutti ritornano sul palco e si riprende con il bis: In your eyes, molto bella e… “adesso arriva il momento in cui potrete scaldarvi” Solsbury Hill. Bella energica da matti. Stavolta arriva davvero la fine del concerto. “E’ stata una bella serata per tutti noi, grazie anche a voi. Vorremmo congelarvi con dolcezza, questo brano si chiama The nest that sailed the sky.” (tutti quanti noi abbiamo ridacchiato per l’errore in italiano su congedarci) Tenerezza. Amore. Ecco quello che ho provato. Forte, intenso, totale. Felicità per la serata appena trascorsa. Ho augurato mentalmente buon viaggio a tutti quelli che erano lì presenti. Questa serata me la ricorderò finchè campo. Dea Madre ti benedica per quello che sei e la luce che regali al mondo. Grazie Peter. Grazie di cuore.<br />

P.S. Un saluto a tutti quelli che ho incontrato ieri. Voi sapete chi siete.

Pubblicato da krishel

Appassionata di musica, cinema, letteratura, scrivo solo per passione quello che mi passa per la testa.

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