A matter of perception, Fringe fanfiction

Fringe
Mi ero dimenticata di questa fiction di Fringe. Credo di averlo fatto volutamente dato quanto mi è costata scriverla. Ho messo mano proprio nel cuore del rapporto Walter/Peter e il finale non è propriamente lietissimo. E’ quella che in gergo si chiama AU ossia Alternative Universe o meglio dire scritta in un’ottica diversa da quella della serie andata in onda. Se non siete in pari con almeno la seconda stagione non leggetela.

Capitolo 1

Boston 279, Tremont Street,.

Claire stava per lasciare il locale dopo una serata folle trascorsa a ballare e a flirtare con diversi uomini. Era una bella donna, inoltre i suoi movimenti sinuosi e l’incedere elegante attiravano naturalmente l’attenzione. Un ultimo incontro le aveva fatto perdere la voglia di proseguire la serata. Si sentiva inquieta, braccata. Uscì fuori dal locale in fretta cercando di raggiungere più velocemente possibile la vettura. Si guardò intorno per accertarsi di non essere seguita.
In lontananza due occhi stavano studiando le mosse della donna per cogliere il momento propizio. Alzò la testa al cielo e sorrise. La Luna lo invitava a muoversi con estrema eleganza. Doveva essere tutto perfetto. La seguì cercando di non fare rumore. La prese da dietro, ponendo davanti un fazzoletto imbevuto di etere.  La donna non oppose la minima resistenza…
Olivia Dunham stava esaminando i dossier dell’ultimo caso risolto quando, in piena notte, ricevette la chiamata dal suo superiore.
– Dunham, rispose.
– Agente Dunham ho bisogno che lei e il dottor Bishop veniate al più presto al Eliot Norton Park.
– Non può dirmi di cosa si tratta?
– E’ meglio se ne parliamo sul luogo del delitto e così dicendo chiuse la conversazione.
Olivia formulò il numero di Peter e lo sentì rispondere con voce piena di sonno.
– E’ uno scherzo questo? Perchè se lo è non è divertente.
– Buongiorno ugola d’oro, la chiamo per notficarle che ha vinto una gita all’Eliot Norton Park. Preparatevi che tra poco vi passo a prendere.
– Olivia questa storia deve finire. Un uomo ha il diritto di farsi il suo sonno in santa pace.  Qualche minuto dopo la telefonata, Olivia era arrivata nelle vicinanze dell’hotel dove Peter e Walter risiedevano. Dentro di se la donna aveva la sensazione di essere osservata. Bussò leggermente alla porta della camera. Peter con l’espressione visibilmente seccata, rispose. – Andiamo, non abbiamo tempo da perdere.
– Oh Agente Dunham, buon giorno. E’ stata gentile a venirci a prendere.
Il giovane Bishop seguì l’agente e suo padre senza proferire parola.
Poco dopo i tre arrivarono sul posto.
Una giovane donna era legata al tronco di un albero con un nastro di seta bianca. Era vestita di bianco, i capelli raccolti da un nastro anch’esso di seta ma di colore viola. Gli occhi sembravano aperti, l’espressione comunicava un’immensa tristezza. Le labbra invece erano rosse del color del fuoco. Intorno a lei una grande pulizia. Niente tracce di sangue, niente che potesse realmente indicare un’omicidio o che quella fosse la reale scena del crimine.
L’espressione  dipinta sul volto di Philip Broyles non presagiva nulla di  buono.
– E’ così grave?
– Claire Matthews, 30 anni, è stata ritrovata in questo stato da uno dei passanti.
Peter osservò la vittima e la scena del crimine. Sembrava un caso come tanti altri, che cosa gli sfuggiva? Cosa non stava vedendo?
– Perchè hanno chiamato noi? Di solito non ci occupiamo di omicidi di normale amministrazione.
Broyles fissò il giovane e rispose: – Non c’è nulla di normale in questo omicidio. Chi ha ucciso questa donna, si è preso tutto il suo tempo per allestire lo spettacolo. Il  killer ha usato un composto su cui abbiamo già indagato. Gli occhi, la bocca sono dipinti. In realtà…
– Sono sigillati completamente – interloquì Walter. – E’ così vero, agente Broyles?
L’uomo annuì.
Peter guardò sconcertato gli altri. – Chi poteva avere accesso alle informazioni su quel caso? A parte noi, ovviamente.
– Non lo so, Peter, ma è quello che scopriremo. rispose decisa Olivia.
In lontananza un uomo nascosto tra la folla sorrideva. La sua arte non era ancora  perfettamente compiuta ma già parte del messaggio era  arrivato. Inoltre era rimasto incantato da uno degli agenti. Era fisicamente perfetta: capelli biondi, occhi verdi, fisico armonioso. Le proporzioni del viso e del corpo erano assolutamente divine. Sicuramente una creatura del genere avrebbe saputo apprezzare il suo operato. Si. Doveva farlo per lei. Per quella Dea.
Capitolo 2
Broyles convocò tutti quanti nel suo ufficio per fare il punto della situazione.
– Il fatto che l’omicida abbia usato una sostanza che è comparsa su un’altra scena del crimine, scena che è stata sottoposta alle nostri indagini, ci pone in una situazione spinosa. Abbiamo garantito alle autorità competenti la nostra disponibilità e diremo solo quanto ci sarà possibile dire.
Tutti gli sguardi si concentrarono su Walter.
– Oh capisco. Per Olivia e per me non sarà difficile mantenere il segreto su quanto abbiamo trovato ma immagino che per lui sarà un problema.
– Figliolo perchè mi sottovaluti sempre? Ne sono capace anche io. Agente Broyles ha la mia parola.
Broyles annuì scuro in volto.
Weyn Molja aveva cominciato il suo primo giro di corsa notturna. Il percorso che aveva studiato era sicuro, attraversava vie illuminate come se fosse giorno. Era talmente immerso nella sua musica che non si accorse che qualcuno lo stava seguendo alla distanza.
Qualcuno che stava ridendo dei suoi tentativi di anelare a un fisico perfetto. La perfezione è un dono del cielo, non qualcosa che si ottiene correndo. La si deve ricercare nelle proporzioni, nelle ossa, nell’animo. Questi falsi nuovi dei estetici non possono comprendere. Guardò di nuovo la Luna, lei era la sua sola confidente, lei capiva cosa lui stesse cercando di dire. E aveva appena trovato il suo sole in quella Dea dai capelli biondi. Doveva essere tutto perfetto. L’uomo si avvicinò senza fare rumore. Il vantaggio di vivere in una grande città è che puoi agire indisturbato…
L’inomani mattina la Fringe Division venne convocata su una scena del crimine. La tensione era palpabile, si poteva tagliare con un coltello. Olivia temeva che si potesse trattare dell’emulo dell’artista, un serial killer che lei stessa aveva ucciso. L’assassino si era preso il suo tempo per allestire la scena. Diversamente dall’ultima volta l’uomo giaceva per terra, vicino al cassonetto della spazzatura con il suo tablet in mano e il cervello liquefatto. Avevano avuto già a che fare con quel caso, Olivia non poteva dimenticarlo dato che la sua amata nipotina Ella aveva rischiato di ritrovarsi con il cervello sciolto. Olivia guardò i resti della vittima e provò una rabbia infinita. Avrebbe trovato quel bastardo che stava puntando il dito sulla Fringe Division e l’avrebbe fatto pentire. Si trattava di una questione personale.
– Avete trovato il terminale su cui è arrivato il messaggio?
– Pare che sia arrivato direttamente sul suo tablet, rispose Peter inquieto. – Olivia questo bastardo sta cercando di incastrarci, te ne rendi conto?
La donna gli rivolse uno sguardo rabbioso e annuì.
Ancora una volta un uomo in mezzo alla folla stava guardando. Era sempre più vicino alla perfezione e la dimostrazione di questo era che per la seconda volta, la Dea aveva ammirato la sua opera. Subito dopo li vide e rabbrividì. Finalmente li aveva trovati. Ben presto avrebbe fatto saggiare il sapore della sua vendetta.
 
Capitolo 3
 

Tutta la squadra Fringe era stata allertata per un attentato in un locale di un centro commerciale. Prima che loro potessero agire, il CDC aveva già fatto i suoi rilevamenti senza riuscire a determinare la causa di quel massacro. Olivia era arrivata prima di tutti e stava girando tra le vittime con uno sguardo visivamente sconvolto. Walter e Peter si scambiarono un cenno di intesa: entrambi erano stupiti per la reazione della donna. Subito dopo Walter impallidì e, con un movimento perentorio, sbarrò la strada al figlio.

– Si può sapere che diavolo stai facendo Walter? Non abbiamo tempo per i tuoi…
– Non posso rischiare di perderti di nuovo, figliolo.
Peter visibilmente seccato: – Di che stai blaterando?
Un agente del CDC si avvicinò ai due e squadrando da capo a piedi il giovane disse: – Qualunque fosse l’agente patogeno che ha attaccato questi uomini ora non c’è più. Potete entrare.
Peter annuì, fece un passo dentro il locale e, nuovamente Walter gli sbarrò la strada, insolitamente nervoso  – Peter non potresti aspettare fuori? Non mi fido di quell’agente, voglio controllare di persona.
– Walter si può sapere che diavolo… Fu allora che lo vide e si bloccò all’istante.
Da lontano l’assassino si stava gustando la scena con un sorriso soddisfatto. Aveva rischiato molto questa volta ma  il messaggio doveva arrivare forte e chiaro. Da quando era riuscito a trovarli, li aveva seguiti meticolosamente, e aveva fotografato l’uomo ovunque andasse. Sapeva tutto di lui ormai, dei suoi legami con la malavita non violenta di Boston, sapeva che quest’uomo aveva nemici di cui avrebbe potuto servirsi. Un vero artista compie le sue opere in perfetta solitudine. Aveva scattato una foto e l’aveva sviluppata in un capannone abbandonato ai margini di Boston. Tutto questo per godersi l’espressione di genuino terrore dipinto sul volto di Peter Bishop, l’espressione che stava vedendo in quel momento.
– Walter, passami un guanto per favore, non voglio che nessuno pensi che stia inquinando le prove. Era rimasto paralizzato di fronte alla foto appesa sulla lavagnetta dove, solitamente, erano scritte le pietanze del giorno. Al loro posto una scritta: “Sei il prossimo”.
Ora aveva compreso lo sgomento di Olivia mentre si aggirava tra le vittime e il tentativo di Walter di sbarrargli la strada. Sarebbe morto anche lui se si fosse trovato quel locale.Un lungo brivido gli corse attraverso la spina dorsale. Chi poteva odiarlo a quel punto? Big Eddie non era così raffinato, lui eseguiva la sua resa dei conti in modo più tradizionale. Chi sei? La rabbia cominciò a farsi strada dentro il giovane Bishop. Strinse i pugni per cercare di calmarsi, inutilmente.  Olivia gli si avvicinò. – Ora sappiamo il perchè dei Fringe Event e chi è il vero bersaglio di questo bastardo. E’ una questione personale ora, Olivia. Se pensava di mettermi paura, si sbaglia di grosso. Ha scelto di mettersi contro la persona sbagliata.
La donna gli posò una mano sulla spalla cercando di rincuorarlo, inutilmente. Dentro di seera inquieta ed era sicura che Peter si stesse facendo delle domande molto simile a quelle che lei stava pensando. Temeva che questa volta non sarebbe riuscito ad aiutarlo, aveva paura che, se non avesse agito sufficientemente in tempo, l’assassino avrebbe ottenuto ciò che voleva e lei non era disposta a perdere Peter.
Walter nel frattempo stava guardando il figlio preoccupato. Avrebbe voluto proteggerlo ma sapeva che Peter avrebbe fatto di testa sua come al solito. Ora che sapeva di essere il bersaglio di questo assassino niente l’avrebbe smosso dal trovarlo e affrontarlo di petto, esattamente come lui faceva qualsiasi cosa lo riguardasse. Non appena aveva visto quella lavagna aveva cerato di impedirgli a tutti i costi di vederla, inutilmente. Era terrorizzato, aveva paura di perderlo un’altra volta e non poteva. Non voleva, non dopo il viaggio che aveva fatto nell’altro universo per salvargli la vita. Un viaggio che gli era costato tanto ma che avrebbe rifatto mille volte. Doveva trovare quel killer prima di lui. Era l’unico modo per proteggerlo.

 

 
Capitolo 4
 

La storia della mia infanzia è stata travagliata per così dire. Non solo sono stato per tutto il tempo steso a letto, preda di una malattia di cui nemmeno ricordo il nome, ma sono stato seppellito ancora vivo. Il mio padre adottivo, o meglio la persona che fortunatamente ha sentito le mie urla disperate, ha aperto la bara e mi ha salvato la vita, mi ha raccontato un sacco di volte questa storia. Pensava che dato la mia seconda nascita avrei seguito le sue orme, per un sentimento di gratitudine. Alla fine non aveva tutti i torti. La sua arte era quella di seppellire la gente sotto terra e in un certo senso è quello che faccio anche io. Solo che non amo molto la sepoltura. Toglie il piacere di vedere la vita andarsene lentamente, il respiro che si fa corto, lo sguardo di puro terrore dipinto sulle vittime, la speranza che pian piano scema e si tramuta in rassegnazione.  Sono questi i momenti in cui mi sento davvero il dio della creazione. E’ in questi momenti che la mia arte arriva al culmine e trova la vita per la sua espressione più pura. Finora però non mi ero preoccupato del pubblico, non avevo una musa ispiratrice come lei, la dea dagli occhi di smeraldo. Peccato che sia sempre accompagnato da quei due uomini che chiaramente non la meritano. Ho continuato a seguire le mosse di entrambi. Dottor Walter Bishop. definito l’Einstein dei suoi tempi. Qualcosa ti ha fatto impazzire, i sensi di colpa per non aver fatto tutto il possibile per salvare tuo figlio? E hai salvato il figlio di qualcun altro. Mi ci è voluto del tempo per capire il concetto, non appena ho potuto, ho letto tutti i testi possibili. Ero la prova vivente che le teorie sugli universi paralleli erano solide e reali. Quei libri sono stati di grande ispirazione per la mia arte o meglio, per la mia vendetta. Scusa se ti ho spaventato a morte ma dovevo avvertirlo. Ora so che mi darà la caccia, conosco tuo figlio, so che lo farà. Io aspetterò. Lui sarà il mio capolavoro. E finalmente mi riprenderò ciò che è sempre stato mio.

Peter si muoveva nel quartiere della Fringe Division come una tigre in gabbia.  Il suo nervosismo era cresciuto a dismisura da quando aveva scoperto di essere lui il bersaglio del serial killer e, al contrario degli altri, pensava che dovesse andare in prima linea a scoprire quel bastardo.  Walter di tanto in tanto gli rivolgeva degli sguardi colmi di tristezza. Quegli sguardi servirono a renderlo ancora più nervoso.
– Da quando ti interessa la mia salute e la mia sopravvivenza, Walter?
– Non essere così ingiusto con me, figliolo. Ti ho sempre voluto bene anche se forse non te l’ho dimostrato come avrei dovuto. Spero tu non abbia intenzione di dare la caccia a quel mostro.
– Dammi un solo motivo valido per cui non dovrei farlo. Non me ne starò con le mani in mano a far da bersaglio mobile per la gloria di un pazzo. No. Lo troverò e, se necessario, lo farò fuori con le mie stesse mani.
– Non sarà necessario replicò Olivia per troncare sul nascere la discussione.
– Spero per te che abbiate trovato qualcosa di interessante…
– Non posso discuterne con te. La tua autorizzazione come consulente è stata revocata da Broyles.
– Dimmi che stai scherzando.
Peter fissò la donna. Non aveva l’aria di una che si stesse divertendo alle sue spalle.
– Che diavolo gli prende? So badare a me stesso, ho avuto a che fare con gente peggiore di questo bastardo e sono ancora vivo.
– Figliolo credo che Broyles abbia fatto bene a costringerti a ritirarti dal caso. Agente Dunham farò tutto il possibile per aiutarvi ad assicurare questo assassino alla giustizia.
– Stavolta non ci sarò io a farti da balia Walter…
Walter si girò verso di lui, punto sul vivo. – Pensi che io non sia in grado di badare a me stesso? Non hai proprio fiducia in me.
Peter ricambiò lo sguardo furente: – Fosse stato per me non ti avrei nemmeno tirato fuori dal manicomio, dove meritavi di stare. Ok, io devo uscire di qui o non rispondo di me.
“Se pensano di fermarmi, non hanno capito con chi hanno a che fare” pensò Peter mentre si allontanava dalla sede dell’FBI. Cominciò a far mente locale su chi poteva chiamare per ricevere quel tipo di informazioni che di solito gli agenti non riuscivano a ottenere. Poi si recò da Markham. Aveva bisogno di procurarsi un libro. Se doveva catturare un serial killer doveva calarsi nella sua mente, tracciare un profilo, capire le ragioni che lo muovevano.
Entrò nel negozio e con un sorriso sornione disse: – Ho bisogno che mi trovi un libro al più presto possibile.
– Come mai oggi sei solo? Vuol dire che ti ha scaricato e questo povero infelice ha una possibilità con lei?
Peter fece una breve risata e rispose: – Nei tuoi sogni. Mi serve un libro Markham e ho bisogno di trovarlo il più breve tempo possibile.
– C’è mai stata una volta che ti ho deluso? Fuori il titolo.
– Nella mente di un serial killer, John Douglas.
– Stai cercando di ampliare la tua attività, giovane Bishop?
Peter fece un sorriso luciferino. – Se mai dovessi annoiarti a fare il libraio sappi che hai una carriera aperta come comico.
Il nano sparì dietro a uno scaffale e ne uscì poco dopo con il libro che Peter stava cercando. Il giovane pagò l’importo dovuto senza battere ciglio e uscì dalla libreria.  Si diresse con grandi falcate verso la macchina, era impaziente di cominciare la lettura. Non poteva andare in laboratorio, Walter sicuramente non avrebbe approvato questo genere di letture, decise di optare per il parco. Fece partire la macchina e in poco tempo arrivò a destinazione. Si scelse un luogo appartato, in modo che nessuno potesse disturbarlo, stese un telo sull’erba e si dedicò alla sua lettura. Era così concentrato nei suoi pensieri che non si era accorto di essere stato seguito. Da lontano un uomo dagli occhi glaciali lo stava osservando. Di tanto in tanto scattava foto del giovane intento nella sua lettura.
Grave errore, mio giovane Bishop. Cerchi di anticipare le mie mosse leggendo quell’ammasso di bugie senza senso? Ancora non hai capito con chi hai a che fare? Guardò l’orologio e si avviò silenziosamente. Era venuto il momento dell’annuale visita al cimitero dove la sua tomba era ancora intatta. Una tomba per un bambino che non era più nella sua tomba. Come sempre una sosta per comprare un fiore. Uno solo, sempre lo stesso: un tulipano bianco. Aveva ricordi sbiaditi di quando era bambino, la casa dei suoi veri genitori e una distesa di tulipani bianchi che poteva tranquillamente vedere dal suo lettino…
Dall’altra parte della città Olivia, Astrid e Walter erano alle prese con l’ennesimo omicidio che puntava il dito al cuore della Fringe Division. Tra le varie prove raccolte ce ne fu una che fece sbiancare Walter dal terrore: una moneta d’argento. Sembrava la stessa moneta che pochi giorni prima aveva posato sulla tomba di Peter ma non poteva essere. Nel palmo della mano della vittima un foglio con un messaggio vergato a mano: Perchè mi hai abbandonato, papà? Olivia raccolse accuratamente il foglio augurandosi che fosse pieno delle impronte digitali dell’assassino. poi si avvicinò a Walter e, posandogli una mano sulla spalla, disse: – Lo prenderemo, Walter. Non gli permetteremo di fare del male a Peter, te lo prometto. Abbiamo bisogno di te. Se vuoi proteggerlo, aiutami a scoprire chi è.
Walter con gli occhi lucidi annuì. – Lui è tutto quello che ho, tutto ciò che mi è rimasto. Non posso perderlo di nuovo.  Farò tutto il possibile per aiutarvi, mia cara. Peter … non lasciarlo solo, Olivia. So che sta pensando di dargli la caccia e sappiamo bene entrambi che è un gesto sconsiderato.
Olivia annuì – Sono d’accordo con te, sarebbe meglio che lasciasse a noi il compito di catturarlo ma so anche che non è capace di rimanere calmo e lucido quando si sente minacciato. Ho visto come ha reagito con me in Iraq e qui non è diverso.
– Ti prego, Olivia, promettimi che non gli accadrà nulla di male. Promettimelo.
Olivia non aveva mai visto Walter così fragile e così turbato. Doveva essere onesta con se stessa, anche lei era spaventata e preoccupata per il destino del giovane Bishop ma non poteva darlo a intendere a suo padre.
– Promesso. Ora ti riporto in laboratorio dove potrai fare tutte le analisi necessarie sulla vittima. Prendiamo questo bastardo e facciamola finita una volta per tutte.
Astrid accompagnò Walter al laboratorio mentre Olivia formulò per l’ennesima volta il numerodel cellulare di Peter senza ottenere risposta. Andiamo Peter, rispondi dove ti sei cacciato?
Peter sentì ancora una volta il suo cellulare vibrare, gli rivolse uno sguardo annoiato alla scritta “Olivia” e nuovamente non rispose. Era troppo concentrato sulla sua lettura per perdere tempo a discutere con la donna della sua incolumità. Lui sapeva perfettamente badare a se stesso. Continuò a leggere, prendendo di tanto in tanto qualche appunto facendo il confronto con quanto sapeva. Cercò anche di stilare un elenco delle persone che potevano arrivare a tanto per ucciderlo ma c’era comunque un grosso pezzo del puzzle che gli sfuggiva. Avrebbe voluto mettere le mani sui referti e sulle varie prove raccolte dagli agenti sul posto. Poi gli venne un’idea. Era parecchio tempo che non cercava di introdursi nella rete informatica di enti governativi e temeva di essere arrugginito ma decise che poteva valere la pena di tentare. Le sue dita volarono sulla tastiera. – Si, sono io. Lo so che è parecchio che non mi faccio sentire ma sono stato impegnato. Ascolta: ho bisogno di fare una scorribanda come ai vecchi tempi. Ti vuoi unire con me? Ti spiegherò tutto quando arrivo.
Finita la conversazione Peter sorrise sornione. Cominciò a camminare con passo svelto e deciso verso l’auto. Se pensavate di fermarmi con così poco, vi sbagliavate di grosso. So sempre come ottenere ciò che voglio e questa volta non sarà diverso, pensò. Una breve occhiata allo specchietto, il riflesso degli occhi lo rassicurò: il suo sguardo era feroce quanto quello di un predatore che aveva appena fiutato l’odore della sua preda…
Capitolo 5

Mentre stava attendendo i risultati delle analisi sulle tracce trovate nel foglietto, Walter stava sbocconcellando l’ennesima ciambella. Era diventato insolitamente nervoso dopo che il serial killer aveva scritto quella minaccia sulla lavagna. Non poteva permettere che Peter morisse, non di nuovo e questo gli dava l’energia necessaria per continuare a lavorare per ore. Il suono del cicalino dell’apparecchio per le analisi lo distolse dai suoi foschi pensieri. Controllò personalmente i risultati e impallidì.

– No. Non è possibile…
Astrid stava fissando il monitor alla ricerca di un riscontro per le impronte parziali quando sentì l’uomo parlare.
– Cosa non è possibile?
– Questa macchina deve essere difettosa, provo a rifare il test, deve esserci un errore. Si diresse velocemente verso l’ufficio sperando di trovare un bicchiere o qualsiasi traccia per poter fare un confronto con il dna lasciato sulla scena del delito. Voleva provare a tutti i costi che la macchina si era sbagliata. La sua fortuna volle che suo figlio aveva dimenticato in bagno il pettine. Prese con cura uno dei suoi capelli e tornò in laboratorio.
Dentro di se era terrorizzato. La macchina doveva essersi sbagliata, avrebbe fatto il confronto e sicuramente sarebbe risultato diverso.
– Walter abbiamo un riscontro: le impronte appartengono a un certo Peter Rook, abbiamo anche un’indirizzo, chiamo subito Olivia per dirglielo.
– Oh, eccellente mia cara Astro. Dopotutto le mie analisi non saranno più necessarie.
Walter senza farsi accorgere osservò i movimenti della donna e, quando si allontanò per chiamare Olivia, si avvicinò al monitor e si annotò l’indirizzo in un pezzo di carta. Ritornò indietro alle sue analisi, si trattava di una questione di secondi. Il cicalino suono una seconda volta: match 100%. L’uomo impallidì di fronte a quelle cifre. Andiamo, Walter, riprenditi, pensò. Conosci il tuo ragazzo, avrà mille difetti ma sai che non è un serial killer. Qualcuno lo sta incastrando ed è tuo preciso dovere aiutarlo. Annuì distrattamente. Astrid tornò in laboratorio accorgendosi che Walter aveva un’espressione distratta in volto.
– Qualcosa non va?
– Oh, Astrid, sei arrivata giusto in tempo: ho finito le red vines e sai che non riesco a lavorare bene senza. Potresti andare a prenderle?
La donna rimase spiazzata nel sentir fare il suo nome correttamente. Sorrise dolcemente e rispose: – D’accordo, Walter, non ci metterò molto.
L’uomo finse un sorriso e disse: – Grazie, mia cara.
Non appena lei fu dalla portata della sua vista, prese la giacca e uscì chiudendo il laboratorio a chiave. Non voleva che nessuno potesse arrivare alla sua stessa conclusione.
Nel frattempo Peter aveva condotto in maniera del tutto solitaria le sue ricerche. da quando aveva visto quel messaggio era diventato ossessionato dall’idea di trovare il suo nemico e affrontarlo apertamente. Grazie ai suoi contatti aveva trovato immediatamente un riscontro per le impronte digitali e stava indagando sul conto di questo Peter Rook. Il nome l’aveva messo particolarmente a disagio dato che si era avvalso di quello pseudonimo più di una volta in passato, durante i suoi traffici. Non aveva mai pensato che potesse esistere davvero una persona con quel nome.
Per quanto lui avesse smosso le acque per sapere tutto il possibile su quel bastardo non aveva trovato nulla. Niente che potesse indicargli qualche attività illecita o qualche condanna. Il tipo era candido come un giglio. Aveva anche provato a cercare qualche possibile collegamento con la Fringe Division e aveva fatto l’ennesimo buco nell’acqua. Peter si riteneva abbastanza bravo nel comprendere le persone e sapeva che dietro quegli omicidi c’era un motivo di natura personale. Ma perchè? Peter non ricordava di aver fatto nulla che lo legasse a quell’uomo. O forse era stato processato per sbaglio al suo posto? In passato era diverso: non si curava delle conseguenze delle sue azioni. Da quando aveva cominciato a lavorare con Olivia era cambiato. Rassegnato decise che l’unica soluzione era quella di recarsi direttamente all’abitazione di quest’ultimo. Quel bastardo aveva scelto bene la sua abitazione: si trovava vicino al Fairview Cemetery, in un capannone nel bel mezzo del nulla. Il luogo ideale per nascondere il proprio operato. Le sue informazioni lo indicavano come figlio di Roger e Amalia Rook entrambi morti. Pare che il figlio abbia ereditato la ditta di pompe funebri del padre. Curioso: avevano lo stesso nome ed entrambi erano circondati dalla morte. Lo trovò decisamente inquietante. Peter si fermò con la macchina poco lontano dall”edificio in un punto da cui nessuno avrebbe potuto notarlo, mise la vibrazione al telefono e, estraendo la pistola, si diresse a grandi passi verso il capannone.
Sei arrivato finalmente, ti stavo aspettando. Sei caduto nella mia trappola esattamente come avevo pianificato. Non è difficile pianificare le tue mosse, non per uno come me. Peter Rook stava controllando per la millesima volta i meccanismi della sua trappola. Tutto doveva essere perfetto per l’arrivo del suo vero padre. Sapeva che sarebbe arrivato, aveva lasciato delle tracce inequivocabili, tracce che solo uno scienziato come lui, per quanto folle, avrebbe potuto capire.
Un brivido passò sulla spina dorsale del giovane Bishop, dentro di se pensò che fosse tutto troppo facile. La trappola scattò così velocemente che il povero Peter non potè far altro che vedersi imprigionato senza poter reagire o evitarlo. Ben presto una risata risuonò inquetante nella stanza e si ritrovò a fissare due occhi blu ghiaccio identici ai suoi.  Peter era completamente sotto shock, non sapeva come reagire.
– Ti stavo aspettando, mio caro omonimo. E’ tempo di riprendermi ciò che era mio dalla nascita. Allestirò un bello spettacolo, non aver paura. Manca ancora uno dei protagonisti ma conto di vederlo arrivare tra pochi minuti, un’ora al massimo. Immagino che Walter non ti abbia detto la verità, è così? Si è dimenticato di me così in fretta…
Peter strinse i pugni in preda a una rabbia cieca.
– Lascia stare Walter, veditela con me, vigliacco.
L’uomo si fece nuovamente una risata. – Quando saprai tutto non avrai più così voglia di difenderlo. E finalmente la mia vendetta sarà compiuta. Voi due sarete il mio capolavoro. Finalmente la Dea capirà e saprà apprezzare.
Peter lo fissò senza capire cosa stesse dicendo. Si ritrovò a pensare a Walter, a sperare che non fosse giunto alle sue stesse conclusioni. Il suo sguardo si fece indecifrabile e si mise a osservare ogni mossa dell’uomo per capire come avrebbe potuto fare per liberarsi da quel pazzo così ossessionato da lui da replicarlo anche nell’aspetto. La luce che vide negli occhi non gli piacque per niente. Aveva dimenticato quella particolare luce negli occhi che era molto simile a quella che si era vista addosso quando sua madre era morta. Era impazzito allora, era stato capace di azioni di cui aveva perso memoria, fino a quel momento. Nel frattempo Walter era riuscito ad arrivare nell’edificio indicato dall’indirizzo non senza fatica. L’unica cosa che lo motivava era provare l’innocenza del suo Peter. Non poteva essere stato lui, ne era certo.
Si introdusse nel capannone facendo attenzione a non fare rumore. Entrò in una stanza e vide suo figlio imprigionato in una gabbia. Cominciò a tremare di paura. Vicino a lui c’era un uomo girato di spalle, stava armeggiando con degli strumenti ma da dove si trovava non riusciva a vedere di che si trattava. Si fece avanti pronto a lottare per suo figlio, quando l’uomo si girò sorridendo: – Sapevo che saresti arrivato presto, papà.
Sentendo quelle parole, Walter crollò a terra. L’intensità del dolore e dello shock lo ghermì con ferocia lasciandolo senza parole.
Capitolo 6
Lo sguardo del giovane Bishop passò continuamente da Walter al suo sosia senza ben comprendere che cosa stava accadendo. Ritrovò il coraggio di dire: – Che sta succedendo? Perchè ti ha chiamato papà?
L’uomo si fece una sonora risata mentre si avvicinava a suo padre per sollevarlo da terra. Walter era talmente sotto shock che lo lasciò fare, senza reagire. Qualche minuto dopo disse: – Non è possibile. Tu sei… sei…
– Morto? Mi hai sepolto vivo e ti sei dimenticato di me per rimpiazzarmi con quell’impostore! Come hai potuto? Perchè? Non ero abbastanza bravo per te, papà?
Peter stava perdendo la pazienza e dsse: – Di che diavolo stai parlando? Lui non è tuo padre.
L’uomo si girò continuando a ridere. – Questa è una storia che deve essere raccontata come si deve. Vuoi iniziare tu, o preferisci che lo faccia io?
Vedendo che Walter taceva continuò: – D’accordo, farò io. Ok ti narrerò la mia storia sin dal principio. Mi chiamo Peter Bishop, nato da Elizabeth e Walter Bishop nel 1978. Ho trascorso la mia infanzia in un letto, in camera mia. Esiste ancora quella stanza? Conoscendo mio padre, immagino di si.  E qui le cose si fanno nebulose nella mia memoria. Non so come sia stato possibile ma vedi, Walter, mio padre, mi ha sepolto che ero ancora vivo e se non era per Roger Rook, l’uomo che mi ha salvato la vita e cresciuto come se fosse suo figlio, io sarei morto. Ma alla fine era quello che voleva no? Poi sei arrivato tu. O meglio ti è andato a prendere al tuo mondo di appartenenza. Ti ha mai parlato dei mondi paralleli o pensavi che fossero vaneggiamenti di un uomo squilibrato?
E così dicendo scoppiò nuovamente a ridere.
– E’ tutto vero, mio caro omonimo. Tu non sei di questo universo e lui non è tuo padre. Per quel che ne so, tuo padre starà morendo di dolore perchè non sa che cosa ti è capitato. E continuerà a farlo perchè, vedi, qui le cose si fanno interessanti.
Il giovane Bishop aveva appoggiato la testa sulle sbarre della gabbia e aveva stretto i pugni per non esplodere dalla collera. Doveva tenersi calmo e cercare di trovare un modo per uscire vivo di lì. Ma come? Sperava nell’intervento di Olivia e dell’FBI ma non poteva contarci. Dentro di se era scosso. Ne avrebbe parlato in seguito con più calma con Walter ma non ora. Ora non poteva perdere la lucidità necessaria.
Tornando al laboratorio, Astrid si accorse che Walter era uscito e, dopo aver provato inutilmente a rintracciare Peter senza successo, chiamò immediatamente Olivia.
– Dunham.
– Olivia Walter è scomparso  e non riesco a raggiungere Peter.
– Di che cosa si stava occupando?
– Stava esaminando le prove trovate sulla scena del crimine e poi… oh no.
– Cosa Astrid?
– Il database ha avuto un riscontro sulle impronte. Si chiama Peter Rook abbiamo anche un indirizzo, vicino al Fairview Cemetery. Avevo il pc aperto sull’indirizzo e così, senza dire nulla, mi ha mandato a prendere le Red Vines.
– Walter è iperprotettivo nei confronti di Peter, sicuramente ha voluto agire da solo per difenderlo. Grazie Astrid, allerto Broyles per avere del supporto. Ti terrò aggiornata non appena saprò qualcosa, d’accordo.
Olivia chiuse la telefonata velocemente e chiamò il suo superiore per avere supporto. Un brivido passò intenso sulla sua spina dorsale. Sperava che Walter non si fosse cacciato in una situazione più grande di lui.
Mentre faceva la sua chiamata, lei era slaita in macchina e sis tava dirigendo sul luogo. Lei non era mai stata un tipo paziente anche se sapeva che qualche volta questo l’aveva messa nei guai. Non appena arrivò, riconobbe le vetture di Peter e di suo padre. Sono entrambi qui, pensò.  Estrasse la pistola dal cassetto a sinistra della sua macchina e uscendo avanzò, cercando di fare meno rumore possibile. Quando vide Peter imprigionato nella gabbia per un breve istante rimase paralizzata senza sapere bene cosa fare e le cose non migliorarono quando intravide l’aspetto del killer: era identico a Peter. Che diavolo stava succedendo? Dentro di se era terrorizzata a morte ma non poteva farsi prendere dal panico, doveva trovare un modo per portare fuori Peter e Walter da li, possibilmente vivi. Senza accorgersene vide che l’uomo si stava pericolosamente avvicinando a lei, spianò l’arma di fronte per difendersi quando, improvvisamente lui si inginocchiò.
– Mia Dea se avessi saputo del tuo arrivo, ti avrei accolto in un modo decisamente migliore di questo. Tu sei qui, ad ammirare la mia opera, non è così? Ma certo che è così. Io devo solo… aspetta qui, non ti muovere ti prego. renderò la tua permanenza più confortevole. E così dicendo sparì entrando in una porta.
Olivia si avvicinò a Peter nella gabbia. – Peter, non ti preoccupare, i rinforzi stanno per arrivare, vi libereremo da quel pazzo. La donna vide che era turbato e chiese immediatamente, ti ha fatto del male? Walter…
L’agente Dunham video l’uomo seduto in una sedia con lo sguardo completamente assente. – Che è successo a Walter?
– Non c’è tempo per spiegarti, la storia è fin troppo assurda. Devi… Olivia devi portarlo via da qui a qualunque costo. Il tipo ha accennato a uno spettacolo… sa solo il cielo che cosa ha in mente di fare. Lui ti venera come una Dea quindi forse potresti fermarlo.
Olivia annuì. – Farò quello che potrò, promesso.
L’uomo tornò indietro portando con se una poltrona dall’aria comoda. La posizionò in modo che si potesse avere un’ampia visuale sulla stanza. Quando si accorse che la donna era vicino alla gabbia disse: – La tua mente già pregusta lo spettacolo, vero mia Dea? Vieni, è stato imperdonabile per me non accoglierti come meritavi ma permettimi di rimediare. Olivia fece un sorriso lieve e accettò di sedersi. Dentro di se sperava che i rinforzi arrivassero il più presto possibile.
L’uomo cominciò ad affilare i suoi strumenti per compiere la sua opera. Olivia lo osservava senza proferire parola, aspettava il momento propizio per agire. Sapeva che prima o poi avrebbe tirato fuori Peter dalla gabbia, non lo avrebbe ucciso li dentro, non era nel suo modus operandi. Le avrebbe atteso quel momento per sferrare il suo attacco.
– Mia cara stavo raccontando una bella storia, talmente bella che voglio raccontarla nuovamente per le tue orecchie. L’uomo che vedi li dentro è un’impostore. Proviene da un universo parallelo e ha usurpato impunemente un ruolo che era mio di nascita. Non lo biasimo troppo. Lui non sapeva niente di tutto questo, immagino che questo gioco di scambio lo debbo imputare a mio padre, che mi ha sepolto ancora vivo, che si è disfatto di me come se fossi una scarpa vecchia. Non ero abbastanza perfetto.
La donna era completamente terrorizzata dalle parole dell’uomo e guardando verso Peter lo vide circondato da uno strano bgliore. Chiuse gli occhi e li riaprì velocemente ma quel bagliore non accennò a scomparire. Cosa diavolo stava accadendo? Cos’era quella storia? Continuò ad ascoltare il delirio dell’uomo guardandosi intorno. Istintivamente la sua concentrazione si fissò su un cavo elettrico scoperto. Qualcosa dentro di lei disse che doveva tentare per quanto folle. Tentare di fare cosa?
– E’ ora di allestire lo spettacolo, si entra in scena. Così dicendo si avvicinò alla gabbia e la aprì, facendo uscire il prigioniero.
– Ora seguimi. Io odio le persone che urlano troppo, quindi ti converrà non fiatare.
Walter si era ripreso dallo shock e fissava i suoi due figli senza sapere cosa fare. – Ti prego non ucciderlo, io non… non sapevo. Ti ho creduto morto per tutto questo tempo figliolo. Ti prego, se proprio devi vendicarti fallo su di me.
Olivia continuò a fissare il cavo quando sembrò muoversi di propria volontà. – Peter attento, urlò. Il cavo arrivò direttamente sul killer che lo fulmino all’istante.
Walter urlò dal dolore: – No, Olivia, non ucciderlo.
La donna si riscosse dal suo torpore, il cavo cadde per terra inerte. L’anziano si alzò di scatto e raggiunse il figlio a terra, privo di coscienza, tastandogli il polso. Poi lo prese tra le braccia e cominciò a piangere e balbettando: – Scusami, io non volevo. Non volevo.
Peter osservava la scena ancora in preda allo shock. Non gli era ben chiaro cosa fosse accaduto davvero ma almeno era sano e salvo. Avrebbe chiesto più tardi a Walter cosa intendesse dire con tutta quella storia degli universi paralleli, ora non era più importante.
I rinforzi arrivarono quando non era più necessario e portarono il cadavere dell’uomo lontano da quel luogo. Broyles si avvicinò all’agente Dunham e disse: – Ottimo lavoro, agente. Olivia annuì con un lieve cenno del capo.
Si sentiva esausta e stranamente, pensò che il caso non fosse ancora chiuso benchè il serial killer fosse morto.
Olivia si avvicinò a Peter e disse: – Stai bene, Peter?
L’uomo si girò verso la donna incurante del fatto che lei potesse leggere nei suoi occhi ciò che stava provando.
– No. Ho bisogno di riposo e di dimenticare questa storia come se fosse un’incubo.
– Quella storia, ci hai creduto?
– Vorrei tanto bollarla come il delirio di un folle ma non posso. Però ora non mi sento in grado di indagare. Voglio tornare a casa, farmi una doccia e riposare un po’ se è possibile. Ti chiedo un favore: ti occupi tu di Walter, io non credo… no… non ne sono in grado. Non ora.
Olivia annuì.  – Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa,  non esitare a chiamarmi.
Peter fece un lieve cenno della testa, distratto dai suoi pensieri. Si mise in macchina e con gesti automatici avviò e si diresse verso il lago Reiden. Non era sicuro del perchè il suo istinto avesse scelto proprio quella destinazione ma sentiva che era il luogo giusto per avere risposte. Non appena arrivato vicino alla casa d’infanzia, fece una passeggiata per schiarirsi le idee. Qualcosa dentro di se lo guidava e continuò a camminare per ore, finchè non si ritrovò di fronte a una radura e una tomba.
Lesse la scritta incisa sulla lapide: Peter Bishop 1978 – 1985. Quella era la prova di cui aveva bisogno. Cadde per terra in ginocchio, in preda alla disperazione. La sua vita era stata un’immensa bugia e lui… ormai non sapeva più chi fosse davvero.
Capitolo 7

Peter poteva sentire il rumore del sangue montare sempre più forte, finchè non divenne insostenibile. In preda alla furia più totale tornò indietro alla macchina e bruciò il percorso che lo separava dalla casa dove lui viveva con Walter in breve tempo. Non lo preoccupava la possibilità di venir arrestato per eccesso di velocità. Quello non era più il suo mondo, lui non era mai stato di quell’universo. La sua intera vita era stata tutta un’immensa bugia sin dall’inizio. Doveva ringraziare Walter Bishop per questo.

Olivia era ancora presente quando Peter fece il suo ingresso nella casa. Avrebbe potuto dire che in quel momento era la furia fatta persona.
Con voce glaciale si rivolse a lei chiedendo:
– Dov’è? Ho bisogno di parlare con Walter da solo. Dov’è ora?
Olivia spaventata dal tono di voce e dai modi del giovane non rispose. – Peter…
– Dove diavolo sei, bugiardo? Abbi almeno il coraggio di affrontarmi a viso aperto.
Walter con voce incerta disse: – Sono qui, Peter.
Il ragazzo lo prese per il collo e lo portò con la schiena contro il muro. La sua voce era piena di rabbia.
– Mi hai mentito per tutto questo tempo. La mia vita è stata tutta una maledetta illusione. E’ per questo che la mamma si è uccisa vero? Non poteva più sopportare il peso delle menzogne, è così? Le tue mani sono sporche del suo sangue, Walter.
Olivia assisteva alla scena impotente. Temeva di essere costretta a usare la forza per impedire al ragazzo di uccidere lo scienziato con le sue stesse mani.
– Ti prego, figliolo, lascia che ti spieghi…
Peter ruggì: – Non sono tuo figlio. Ho visto la tomba, Walter. La follia deve essere un tratto genetico ereditario nella tua famiglia ma su una cosa il serial killer aveva ragione: io non sono di questo universo. Questo non è il mio posto e se davvero sei cambiato, come hai affermato spesso, ora il minimo che potrai fare è aiutarmi a tornare alla mia vera famiglia.
Con voce dolente lo scienziato disse: – Io non credo di riuscirci. Non adesso, non dopo aver visto il mio Peter morire una seconda volta.
– D’accordo come non detto. Sapevo che non dovevo aspettarmi nulla da te. Trovero da solo il modo…
Walter lo interruppe bruscamente. – No, Peter. Io ho iniziato questa follia e devo essere io a finirla. Ho bisogno di un paio di giorni per sistemare alcune questioni di carattere pratico. Agente Dunham vorrei che lei contattasse il direttore del Saint Claire. Deve avvertirlo del mio prossimo ricovero.
Peter staccò le mani da Walter.
– Inoltre deve contattare Nina Sharp alla Massive Dynamics. Deve dirle di riesumare il progetto cortexiphan. Lei sa già cosa fare. Avrò bisogno anche della vostra completa collaborazione agente.
Olivia era perplessa. – Io? Che cosa avrei a che fare con il progetto?
Con voce glaciale rispose: – Eri il candidato migliore e continui ancora ad esserlo. E’ stato grazie a questo che ci hai salvato la vita.  Avremo tempo dopo per le spiegazioni, agente Dunham. Ora devo cercare di rimettere a posto le cose. Lo devo a mio… ai miei figli.
Avvicinandosi a Peter disse: – Non c’è bisogno che tu te ne vada da questa casa, andrò a stare nel laboratorio. Io non… no. Non importa.
Olivia cominciò la prima delle sue numerose chiamate.
– Astrid, sono Olivia. Potresti farmi un favore? Walter vuole tornare in laboratorio e io ho bisogno di parlare con Peter da sola. Dopo un breve istante di silenzio la donna annuì e disse – Grazie.
I due giovani attesero l’arrivo della collega in silenzio. Non appena Walter uscì di casa l’agente Dunham cominciò: – Allora la storia degli universi era vera. Peter io non so cosa abbia in mente tuo… Walter. Ma se posso fare qualcosa per aiutarti a tornare a casa, puoi contare su di me.
– Grazie, Olivia. Visto che non credo ci rivedremo più, posso chiederti una cosa?
La donna annuì – Certo, quello che vuoi.
– Poco prima che il mio alter venisse fulminato, tu avevi un’espressione strana, come se non fossi… presente. Fossi una persona meno razionale direi che sei stata tu a muovere il cavo.
– Sinceramente non so spiegarmi cosa sia davvero successo. Ora ti lascio, immagino che dovrai prepararti i bagagli e io.. ho un sacco di telefonate da fare. Peter… devo ammettere che all’inizio è stato difficile lavorare con te ma, subito dopo, ho cominciato ad apprezzare la tua intelligenza. Dopo Charlie sei il collega migliore che ho avuto finora. Credo che una volta tornato a casa potresti mettere a frutto quanto hai imparato qui. Sempre che tu ne abbia voglia. Spero che la tua vera famiglia sia migliore di questa. Credo che tu te lo meriti.
– Grazie, Olivia. All’inizio pensavo che tu fossi il classico agente dell FBI tutta d’un pezzo, ligia al dovere. In realtà credo che questo sia solo la punta dell’iceberg. E’ stato bello lavorare con te. Mi hai fatto cambiare idea sulle forze dell’ordine.
Massive Dynamic una settimana dopo.
Walter aveva preso contatto con tutti i soggetti dell’esperimento del cortexiphan. Non era stato facile dato che molti di loro si erano dimostrati riottosi nel decidere di aiutare il loro aguzzino. Alcuni si decisero a farlo solo dopo aver parlato con Peter e aver compreso che lui era una vittima come tutti loro. Era tutto pronto, Peter non vedeva l’ora di conoscere i suoi veri genitori. Olivia fu la prima ad entrare nella stanza facendogli un sorriso teso.
– Oggi è il grande giorno, eh Peter?
Il giovane Bishop fece un lieve sorriso e annuì.
– Finalmente questo incubo finirà per sempre come anche la sensazione di essere fuori posto. Olivia… grazie per quello che farai oggi insieme agli altri. Se mai qualcuno cercasse di cambiarti, non permetterglielo.
– Potrei dirti lo stesso.
Lentamente arrivarono anche tutti gli altri che salutarono con un cenno il giovane Bishop. Erano già concentrati sul loro compito.
Peter li squadrò a uno ad uno e disse: – Grazie.
L’ultimo ad arrivare fu Walter che disse: – Sapete quello che dovete fare, non avete bisogno di una guida. Peter…
Il ragazzo gli rivolse unno sguardo glaciale.
Il dottor Bishop distolse lo sguardo e cominciò a impartire direttive ai ragazzi presenti.
– Formate un cerchio e per nessun motivo spezzatelo. Liberate la mente e concentratevi sul vostro compito.
Ben presto i confini tra gli universi divennero sempre più labili. Un lampo di luce ed energia passò per i loro corpi intenso. Quando riaprirono gli occhi Walter era sparito e, al suo posto, c’erano delle guardie che avevano spianato contro di loro dei fucili.
Peter spaventato alzò le mani e disse: – Sono Peter Bishop, vi prego non sparate. Mio padre, Walter Bishop, sicuramente mi sta cercando da anni. Sono vivo e sono qui. Vi prego, non sparate.
Improvvisamente una donna anziana entrò nella stanza e, spalancando gli occhi, corse verso di lui abbracciandolo. A Peter gli sembrò un’allucinazione. I suoi occhi erano identici a quelli della donna che lo aveva cresciuto.
– Peter! urlò. – Sei vivo!

Il giovane Bishop la strinse in un abbraccio disperato e sussurrò: – Mamma, sono tornato a casa finalmente.

FINE.

Epilogo:

Erano passati due anni da quando Peter aveva fatto ritorno al suo universo, lasciandosi alle spalle la follia e quanto era davvero avuto allora. Non era stato facile e, di tanto in tanto, aveva avuto diversi incubi. Grazie alle sue capacità era riuscito a trovare il suo posto nell’azienda del padre come consulente alla sicurezza e, con il suo aiuto, avevano approntato significative migliorie. Come ogni giorno il giovane stava fissando i monitor alla ricerca di qualsiasi anomalia.
– Buongiorno, capo.
Peter rivolse uno sguardo scettico all’uomo che era appena entrato.
– Quante volte ti devo dire che non amo essere chiamato capo, George?
L’uomo ricambiò lo sguardo sorridendo e rispose: – Sai che è la verità. Anche se non ti piace ammetterlo prima o poi erediterai tutta la baracca.Trovato nulla?
– No, tutto è come… un secondo.
Con la coda dell’occhio Peter vide uno strano movimento in uno dei monitor. Azionò il comunicatore e chiamò a raccolta diversi uomini.
– George, tu rimani qui, io raggiungo gli altri. Che nessuno si azzardi ad aprire il fuoco finchè non sono arrivato, intesi?
George annuì con decisione.
– Certo, puoi contarci, sto già diramando l’avviso.
Peter estrasse l’arma e cominciò a dirigersi verso il settore dove si trovavano gli altri. Non appena arrivò disse: – Aggiornatemi sulla situazione.
I suoi uomini stavano trattenendo a stento le risate e uno di loro disse: – Capo, per caso si è dimenticato di dirci che oggi era il suo compleanno? Poteva dircelo, avremmo potuto aiutare decisamente meglio sua moglie nei preparativi.
Il giovane Bishop guardò il ragazzo senza comprendere. Poi un’idea cominciò a formarsi nella mente quando venne lasciato passare. Non appena vide la donna disse: – Ciao Olivia. Spero che il viaggio non sia stato troppo faticoso per te. Ragazzi potete andare, cessato allarme.
Peter e Olivia uscirono dalla stanza accompagnati dalle leggere risate degli altri. Uno sussurrò: – Il capo è davvero un uomo fortunato.
Olivia sorrise sorniona e, con tono di voce molto basso disse: – Vedo che hai una squadra tutta tua, Bishop.
Peter ricambiò il sorriso e ribattè: – I privilegi di essere il figlio del grande capo.
Peter scortò Olivia in una grande stanza piena di monitor. A giudicare dall’aspetto doveva essere la sua personale postazione di lavoro. – Accomodati pure. So che sarai stanca ma c’è una persona che devo presentarti. Non mi perdonerebbe mai se sapesse che sei qui e non gliel’ho detto.
Le sue dita volarono sul visore per mettersi in contatto con sua moglie. La donna era concentrata sulla sintetizzazione di un composto e aveva chiaramente informato tutti che l’unica chiamata che voleva ricevere è quella di suo marito. Quando vide il numero dell’interno fece un sorriso dolce e rispose: – Non ce la fai proprio a stare lontano da me, vero amore?
– Scusami piccola non ti disturberei durante l’orario di lavoro ma si tratta di una questione importante. Una persona mi è venuta a trovare…
La donna spalancò gli occhi e balbettando disse: – E’ lei, Pete? La donna che ti ha salvato la vita?
Peter annuì.
– Arrivo subito.
– Cerca di non romperti…  il giovane non fece in tempo a finire la frase che la donna chiuse la comunicazione. Peter fece un lungo sospiro. Olivia notò l’anello alla mano del giovane e disse: – Non ti facevo tipo da matrimonio.
L’uomo sorrise dolcemente e ribattè: – A dir la verità nemmeno io ma la mia vita si è rivoluzionata da quando sono arrivato qui. Non volevo che gli altri dicessero che fossi il classico figlio di papà quindi ho accettato il tuo consiglio e ho messo a frutto quello che ho imparato per migliorare il servizio di sicurezza. E’ così che l’ho conosciuta, lavora alla Bishop Dynamics anche lei. E devo avvertirti, Olivia, lei è…
Improvvisamente la porta dell’ufficio si aprì e una giovane donna dai capelli rossi, dall’incedere deciso e un sorriso sulle labbra entrò dentro.
Peter fece un mezzo sorriso e continuò la frase: – E’ il tuo doppio.
La bionda squadrò il suo doppio sconcertata ma non ebbe il tempo di reagire perchè venne travolta da un abbraccio.
– Hai salvato la vita del mio Peter, se non fosse stato per te non ci saremmo mai conosciuti. Grazie! E non è la sola cosa che ti devo ma non posso dirti tutto ora, purtroppo devo tornare al lavoro.
Staccandosi dal suo doppio la donna disse: – Mi raccomando, fai il bravo padrone di casa, Pete. Se vengo a sapere che non le hai offerto la nostra ospitalità… tu mi hai già visto quando sono arrabbiata, non penso debba aggiungere altro. Mia cara, è stato davvero un’onore conoscerti.
Peter alzò teatralmente gli occhi al cielo e disse: – Agli ordini capo.
Quando la donna uscì dalla stanza tra i due calò un silenzio pieno di imbarazzo. Olivia era rimasta frastornata e dentro di se sentiva viva la sensazione di aver perso un’occasione o forse, era una di quelle cose che nella sua vita non sarebbero mai accadute. Peter ruppe il silenzio dicendo: – Temo che qualsiasi cosa potrò dire ora ti sembrerà un insulto. Immagino che ti chiederai come mai, tra tutte le donne che potevo incontrare e sposare proprio il tuo doppio.
Olivia scosse la testa e disse: – No, Peter. In fondo noi due siamo stati solo colleghi di lavoro e niente più. Però se ti può consolare posso dirti che c’è qualcosa in ballo anche per me. Non un matrimonio ma… chissà. Inoltre io sono qui per riferirti una notizia che penso tu debba sapere di persona.
Peter annuì. – Ti ascolto.
Olivia prese un respiro per farsi coraggio. – Si tratta di Walter. Lui… lui non c’è più.
Lo sguardo del giovane Bishop si incupì. – Come…
– L’hanno trovato morto nel suo letto al Saint Claire. I medici hanno detto che si è trattato di un arresto cardiaco ma…
– Ma cosa?
– Nina mi ha detto che Walter non era più in se già alla fine della giornata in cui sei partito. Lei che lo conosceva bene aveva visto che era un uomo spezzato dentro.
Peter fece un sospiro. – Perdere un figlio due volte in quel modo e poi lui aveva investito così tanto su di me. Ora che la rabbia è passata… non sono mai stato un bastardo. Mi spiace che sia morto solo senza nessuno che gli volesse bene.
Olivia stupita sussurrò: – Sei davvero cambiato. Credo che il matrimonio ti abbia fatto bene.
– Grazie per avermi portato questa notizia di persona. Ora che hai intenzione di fare? Tornerai subito al tuo universo?
– L’intenzione è quella, Peter. Però non posso riaffrontare ora il ritorno, sarebbe troppo per il mio corpo. Per cui credo che accetterò il gentile invito di casa Bishop e mi riposerò.
Peter sorrise. – Bene, fammi sistemare un paio di cose e poi sono a tua completa disposizione.
Peter armeggiò di nuovo con il visore nel monitor. – George, ce la fate a stare senza di me per un pomeriggio? Ho delle questioni importanti da risolvere.
– Vai pure, Peter. Ti dico sempre che lavori troppo fai bene a staccare. E già che ci sei porta i miei saluti a tua moglie.
Peter sorrise. – Pronta per la mia umile dimora, Olivia?
La donna annuì. I due uscirono dall’ufficio sorridendo. Avevano così tante cose da dirsi. Due anni non potevano essere riassunti in poche parole…

2 Risposte a “A matter of perception, Fringe fanfiction”

  1. Sai che è la prima volta che lo sento dire? No, quello raffigurato nel blend è Joshua Jackson protagonista di Fringe, serie tv di fantascienza, e tra poco anche nel cast di The affair.

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